Il rischio di una relazione

Possiamo tentare di analizzare con maggiore precisione sotto il profilo psicologico per quale motivo e come mai i suoi primi discepoli dopo la sua morte sono arrivati a convincersi che egli è risorto. Tutte queste riflessioni e ricerche sono buone e necessarie, naturalmente in corrispondenza alle possibilità conoscitive e di verifica di ogni singolo individuo e in corrispondenza ai mille modi diversi, in cui si procede a una simile legittimazione di una convinzione umana. Ma il rapporto veramente cristiano verso Gesù racchiude sempre un qualcosa di più in fatto di libertà, di rischio, di amore appunto, che va al di là di tutte queste scienze storiche, esegetiche e critiche, che va naturalmente anche al di là della testimonianza storica della tradizione e della chiesa su Gesù. Solo dopo aver accettato e amato Gesù stesso in quanto tale al di là di quel che sappiamo di lui – lui stesso e non la semplice nostra idea di Cristo e neppure i semplici risultati della nostra scienza storica – ha inizio il nostro rapporto verso di lui, il rapporto consistente in un abbandono assoluto di se stessi nelle sue mani (K. Rahner, Che cosa significa amare Gesù?, Edizioni paoline, Roma 1983, pp. 13-16).

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