Rispettare l’uomo nella sua indegnità
La parabola apre le prospettive di una morale della solidarietà che fonda il rispetto della dignità nella nostra comune indegnità, in nome della nostra umanità debole o degradata, sprovvista dei tratti onorevoli che dovrebbero “distinguerla” in base a qualità specifiche.
Noi ci onoriamo, come fa il samaritano, quando onoriamo nell’altro la sua umanità spoglia, anche quando questa umanità non può esibire i titoli d’un’umanità “antropologicamente corretta” o non presenta più le caratteristiche che costituiscono agli occhi del razionalista “la specificità dell’essere umano”. La dignità non è dunque un attributo peculiare della persona nella sua singolarità; è una relazione, o piuttosto si manifesta nel gesto con cui ci rapportiamo all’altro per considerarlo come uomo, ugualmente uomo, anche se l’apparenza denuncia una non-umanità o anche un’inumanità. noi ci onoriamo rispettando la persona umana nel criminale o nel pedofilo, non identificandoli con il loro crimine o la loro debolezza; e ci onoriamo allo stesso modo non identificando il morente con la sua sofferenza, e cercando di aiutarlo ad assumere la sua vita in una relazione di solidarietà e di assistenza che lo aiuti ad attraversare questo momento decisivo.