Lucidità nella fedeltà
“Ti seguirò” (Luca 9,57). Rispondendo a colui che passa per la strada, l’uomo generoso corre questo rischio: “dovunque tu vada”. Non fa nessuna riserva. Si offre con tutto lo slancio risvegliato dalla presenza del Signore ancora nascosto e già rivelato nel piccolo gruppo di coloro che fanno strada con lui. Fa questo passo decisivo con cuore magnifico. Ma dove va? Non lo sa. Quale vita inizia, come diventerà effettivamente la sua generosità? Egli lo ignora. Non ci pensa. Così avviene per quegli slanci che ci portano a nostra volta verso il medesimo Signore: ci aprono un paese nuovo che la sua parola ci fa intravedere, ma che non ha ancora né un nome né un posto nella geografia della nostra esistenza. Seduzione dell’altrove, e insieme appello a un’altra vita; fuga, e nel contempo attrazione. Il desiderio è sincero. In questo senso è autentico; ma resta indeterminato. Spezza il campo angusto del presente, ma nello stesso modo in cui sospingerebbe nel deserto il convertito zelante che non sa ancora che l’eremo dopotutto è semplicemente un altro luogo. Gesù gli risponde: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare i capo” (Luca 9,58). Non tronca lo slancio; lo precisa. “Seguirmi” significa non aver più sicurezze. Quest’uomo è messo di fronte a ciò che vede, invitato a riflettere su ciò che eccita il suo entusiasmo: Gesù cammina; attraversa i villaggi dove noi siamo fermi. Ecco ciò che definirà la vita del discepolo, se la sua generosità passa per la porta stretta di questa esigenza radicale. Gesù non accetta sognatori alla sua sequela. Ma neppure impone esigenze gratuite. Egli conosce solamente, ma la richiama incessantemente, questa esigenza unica, universale, che impone riflessione e richiede un tempo di meditazione prima di costruire l’edificio o di partire per la guerra: le condizioni concrete fissate dalla sua vita o – ma è la stessa cosa – dalla vita reale. L’entusiasmo deve essere lucido, per non lasciasi sfuggire oggi ciò che lo suscita e per evitare, domani, le delusioni, inevitabili conseguenze dell’illusione (M. de Certeau, {link_prodotto:id=354} Qiqajon, Bose 1993, pp. 141-142).