Dag Hammarskjöld
(1905 – 1961)
Dag Hjalmar Agne Hammarskjöld è stato un politico svedese. Ultimo di quattro figli maschi trascorre gli anni della propria infanzia e adolescenza seguendo gli spostamenti del padre, uomo politico svedese: dapprima in Danimarca, poi a Uppsala, poi a Stoccolma – nei tre anni in cui il padre è Primo Ministro – poi ancora a Uppsala. Compiuti gli studi universitari in economia, dopo un anno di insegnamento all’Università di Stoccolma, diviene segretario della commissione governativa sulla disoccupazione, carica che ricoprirà dal 1930 al 1934 per poi passare alla Banca di Svezia, sempre come segretario. Nel 1936 entra alle dipendenze del Ministero delle Finanze dove ricopre incarichi diversi, soggiornando per tre anni a Parigi. Nel 1941 torna come Presidente alla Banca Nazionale di Svezia, incarico che terrà fino al 1948, per poi entrare al Ministero degli Esteri: dapprima come segretario e successivamente (1951) come vice-ministro degli Esteri. In qusta veste è vice-presidente della delegazione svedese alla VI sessione dell’Assemblea generale dell’ONU a Parigi (1951-1952) e poi Presidente alla sessione successiva (New York 1952-1953). Il 7 aprile 1953 viene eletto all’unanimità per succedere al norvegese Trygve Lie nella carica di Segretario generale dell’ONU, carica nella quale viene riconfermato nel 1957 allo scadere del mandato.
Insignito della laurea honoris causa nelle principali università degli Stati Uniti, Canada e Inghilterra, nel dicembre del 1954 succede al padre quale membro dell’Accademia Svedese. Muore nella notte tra il 17 e il 18 settembre 1961 in un incidente aereo – le cui cause non saranno mai del tutto chiarite – a Ndola (nell’attuale Zambia) nel corso di una missione per risolvere la crisi congolese. L’ipotesi di un possibile attentato al suo aereo, pur non essendo dimostrabile, non è mai stata dissipata.
In quell’anno gli verrà conferito il Premio Nobel per la Pace alla memoria, “in segno di gratitudine come dirà la motivazione del Comitato del Nobel – per tutto quello che ha fatto, per quello che ha ottenuto, per l’ideale per il quale ha combattuto: creare pace e magnanimità tra le nazioni e gli uomini”.
Dopo la sua morte, nel suo appartamento a New York fu ritrovato il suo diario, contenente brevi pensieri. Allegata agli scritti c’era una lettera, indirizzata a un amico, in cui spiegava come avesse iniziato ad appuntarsi certe riflessioni senza avere alcuna intenzione di pubblicarle; tuttavia, lo autorizzava a un’eventuale pubblicazione, che riteneva utile a dare un’idea della sua vera personalità.
Il diario, pubblicato in Italia col titolo “Tracce di cammino”, è definito dall’autore “una sorta di libro bianco che narra i miei negoziati con me stesso e con Dio”. Da esse emerge infatti la spiritualità di Hammarskjöld, un aspetto fino ad allora ignoto al pubblico.
Dag Hammarrskiöld
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