Santità e bellezza


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 E' una bellezza che deve caratterizzare la chiesa come luogo di luminosità (Matteo 5,14-16), spazio di libertà e non di paura, di dilatazione e non di conculcamento dell'umano, di simpatia e non di contrapposizione con gli uomini, di condivisione e solidarietà soprattutto con i più poveri. E' bellezza che deve pervadere gli spazi, le liturgie, gli ambienti, e soprattutto quel tempio vivente di Dio che sono le persone stesse. E' la bellezza che emerge dalla sobrietà, dalla povertà, dalla lotta contro l'idolatria e contro la mondanità. E' la bellezza che rifulge là dove si fa vincere la comunione invece del consumo, la contemplazione e la gratuità invece del possesso e della voracità. Sì, il cristianesimo è filocalia, via di amore del bello, e la vocazione cristiana alla santità racchiude una vocazione alla bellezza, a fare della propria vita un capolavoro di amore. Il comando "Siate santi perché io, il Signore, sono santo'' (Levitico 19,2; 1 Lettera di Pietro 1,16), è ormai inscindibile dall'altro: "Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato'' (Giovanni 13,34). La bellezza cristiana non è un dato, ma un evento. Un evento di amore che narra sempre di nuovo, in maniera creativa e poetica, nella storia, la follia e la bellezza tragica dell'amore con cui Dio ci ha amati donandoci il suo Figlio, Gesù Cristo.

 ENZO BIANCHI
Le parole della spiritualità
Rizzoli, 1999 pp.23-26