La compassione apre e disorienta

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Gesù sta camminando, quando si getta ai suoi piedi una persona lebbrosa che lo costringe a fermarsi ( cf.Mc 1,40-45). Nella Scrittura (cf. Lv 13-14; Nm 5,1-3) la persona affetta da una malattia della pelle deve stare fuori dall’abitato, perché è pericolosa. Alla malattia si associa uno stigma religioso: è segno del castigo divino (cf. Nm 12,12). È ritenuta impura; toccare consapevolmente una tale persona è peccato (cf. Lv 5,3).

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Un luogo “pericoloso”

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Qual è la prima tappa del viaggio? Un luogo “pericoloso”: il deserto. Qui sulla soglia dell’attività da predicatore itinerante chi incontra Gesù? Se stesso. Per la prima volta diventa consapevole di essere altro ed estraneo rispetto a sé. Si scopre “altro”. Ascolta gli “altri” presenti in lui. Vede le contraddizioni e i conflitti che lo abitano. Il luogo “pericoloso” è infine la propria interiorità. È il racconto delle tentazioni (cf. Mt 4,1-11; Lc 4,1-13). Gesù scopre in sé i sogni di onnipotenza e di onnidominazione, l’illusione dell’invulnerabilità, il desiderio di essere per il Padre e per gli altri esseri umani e insieme il rischio di manipolarli a proprio favore.

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Si parte!

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Incominciamo un viaggio. Come in ogni viaggio, si fa conoscenza di se stessi. Una scoperta resa possibile dagli incontri e dagli accadimenti che costellano il viaggiare. Eventi dei quali non disponiamo ma che ci chiedono di posizionarci. Quale viaggio? Quello di un predicatore itinerante di nome Gesù.

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