Cittadinanza attiva e politiche per una società e un’economia generative
Becchetti propone un approccio medico al bene comune: in economia, cosa significa salute? Qual è l’idea di cura appropriata? Osserviamo che il PIL non coincide con il benessere: una volta scoperto questo disallineamento, cerchiamo di capire che cosa rende le persone felici. Emerge l’importanza di puntare sul desiderio, che spinge a investire nel proprio talento.
Il cardinale Tolentino apre la sua condivisione con una domanda: “Abbiamo mai notato la vicinanza tra preghiera e precarietà?”. La preghiera, questa vitale coreografia associata al supplicare, “un albero di gesti” direbbe Michel de Certeau. Niente come la preghiera manifesta la nostra condizione precaria: nella preghiera noi siamo precari. La precarietà è il luogo della nostra verità, non si tratta di risolverla, ma di assumerla. E in questo si inserisce anche la domanda sulla spiritualità: in cosa consiste la spiritualità?
Domenica 27 è stata una giornata di confronto con l’amico Luigino Bruni, economista e professore all’Università lumsa di Roma. Nella riflessione articolata attraverso una lettura antropologica e non morale della Bibbia, è emersa l’essenziale importanza di una voce profetica che abbia il coraggio di affermare, ad esempio, che noi esseri umani non abbiamo un pianeta B, in cui trasferirci se distruggiamo la Terra.
Domenica 17 ottobre, giorno in cui si è avviato per le chiese locali il cammino sinodale proposto da papa Francesco, abbiamo accolto con piacere Pierluigi Castagnetti, deputato per più legislature e amico di vecchia data della nostra comunità, per un confronto che, prendendo spunto dall’enciclica Fratelli tutti, si proponeva di definire cosa fosse la “migliore politica” di cui scrive papa Francesco.
Chiamiamo giustizia riparativa quella giustizia che serve là dove è accaduto l’irreparabile, un ossimoro che fa subito capire la difficoltà di questo percorso nel quale familiari delle vittime ed ex brigatisti si son ritrovati a condividere i loro vissuti, i loro dolori che dopo più di 30 anni rischiavano di essere talmente incancreniti da non poter più essere toccati. Incontri che hanno permesso di vedere l’altro, di dargli un volto, un volto umano, di riconoscere il suo presentarsi disarmato e che hanno indotto a disarmarsi delle proprie ragioni, dei propri ideali, dei propri pregiudizi.