Fede perseverante

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16 aprile 2023

II Domenica di Pasqua
di Luciano Manicardi

I cristiani sono coloro che perseverano nelle realtà indicate come costitutive della chiesa: la vita cristiana non è l’avventura di una stagione o di un momento, ma un itinerario che, attraverso tutte le tappe della vita, copre l’intera esistenza del credente fino alla morte. Ed è soprattutto la preghiera la forza che sostiene il cammino dell’esistenza del credente e, al tempo stesso, è la difficile opera in cui occorre perseverare: la perseveranza nella preghiera sostiene la perseveranza nella vita ecclesiale e di fede.

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Dalla morte alla vita

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26 marzo 2023

V di Quaresima
Gv 11,1-45 (Ez 37,12-14; Rm 8,8-11)
di Luciano Manicardi

Il passaggio dalla morte alla vita con cui ci prepariamo a vivere il passaggio dalla vita alla morte è l’amore, quell’amore chiamato a divenire il nostro volere come lo fu di Cristo. L’amore è la volontà unificante ultima e decisiva della persona umana, che lì trova la sua libertà. Nelle libere obbligazioni a cui si sottomette, nella morte a sé che affronta amando, facendo dell’amore la bussola della propria vita, l’uomo trova la propria dilatazione umana e spirituale, la sensatezza del proprio vivere.

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Cammino di libertà

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2 aprile 2023

Mt 21,1-11 (Is 50,4-7; Fil 2,6-11)
Domenica delle Palme
di Luciano Manicardi

Il cammino che Gesù percorre verso Gerusalemme indica la via ai suoi discepoli: la via della mitezza, della rinuncia consapevole a una forza che potrebbe schiacciare o limitare gli altri e che deve essere arginata per far loro spazio. Gesù compie un mimo profetico usando la scenografia dell’ingresso di un re nella sua città per dire altro. La signoria che Gesù dimostra è legata alla signoria su di sé che l’ha portato a essenzializzare nella mitezza la qualità messianica. Il vero re è l’uomo mite.

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Guardare con il cuore

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19 marzo 2023

IV di Quaresima
Gv 9,1-41 (1Sam 16,1-7.10-13; Ef 5,8-14)
di Luciano Manicardi

Lo sguardo di Gesù e quello dei discepoli divergono. Passando, Gesù vide un uomo cieco dalla nascita. Vide l’uomo anzitutto: Gesù non vede un malato, ma un uomo. I discepoli non vedono un uomo, ma un caso. Essi vedono solo la cecità, non solo non vedono un uomo, ma in un certo senso nemmeno un cieco, ma solo il problema che la cecità pone loro. Il discernimento di Gesù inizia vedendo un uomo: non una categoria, un cieco dalla nascita; non un problema di teodicea; non una colpa (“chi ha peccato?”), ma un uomo.

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Il dono che disseta

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12 marzo 2023

III di Quaresima
Gv 4,5-42 (Es 17,3-7; Rm 5,1-2.5-8)
di Luciano Manicardi

Gesù vive una situazione di mancanza: ha sete e chiede da bere. La sua reazione alla mancanza è diversa. Il bisogno diviene occasione di domandare aiuto a chi lo può dare. Gesù non pretende, non accusa, non impreca, ma osa la propria povertà chiedendo da bere a una donna samaritana. La mancanza diviene apertura a un altro, anzi, in questo caso, a un’altra.

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