Chiesa, società e politica dal Vaticano II a papa Francesco
Domenica 21 Ottobre 2018
Il 21 ottobre, in una mite giornata autunnale, circa 200 persone si sono radunate a Bose per ascoltare Massimo Faggioli che ci ha fatto dono di un momento di riflessione e confronto sul tema “Chiesa, società e politica dal Vaticano II a papa Francesco”. Il confronto è stato introdotto e moderato da fratel Guido che ha ricordato come Massimo Faggioli sia non solamente un carissimo amico della comunità, ma uno storico e teologo stimato, docente ordinario della Villanova University (Philadelphia), che si è formato in storia religiosa a Torino e presso l’Istituto “Giovanni XXIII” di Bologna e che attualmente collabora con varie riviste italiane (Jesus, Il regno) e internazionali (Commonweal, Le croix international, Huffington post).
Per comprendere gli ultimi anni della chiesa cattolica e il fenomeno di opposizione nei confronti di papa Francesco, opposizione che ha il suo nucleo principale negli Stati Uniti, bisogna ripercorrere, ha spiegato Faggioli, quanto accaduto negli ultimi 50 anni nel rapporto tra chiesa, società e politica.
Il concilio Vaticano II, l’evento più importante negli ultimi cinque secoli di storia della chiesa, e cioè dal concilio di Trento a oggi, ha dato un’indubbia apertura al rapporto tra chiesa e mondo moderno che, subito dopo la seconda guerra mondiale, appariva sempre più internazionale e vedeva sorgere organismi sovranazionali ben strutturati come l’ONU, la FAO e l’UNESCO. Era l’epoca in cui i nazionalismi e i grandi imperi coloniali vedevano la loro fine e il concilio Vaticano II, che per la prima volta vedeva partecipare ad un concilio vescovi provenienti da ogni continente, rispose a questo momento storico con la costituzione conciliare Gaudium et spes, in cui si proponeva l’idea di una chiesa più globale in un mondo più globale, e altri documenti come la dichiarazione sulla libertà religiosa, la Nostra Aetate, la Ad Gentes. E’ il tempo in cui si sogna e si progetta una chiesa globale sovranazionale che al tempo stesso sia decentrata, tant’è che la riforma liturgica progettata nel concilio consentì l’uso delle lingue vernacolari in liturgia.
Viviamo ora in una fase storica in cui la “globalizzazione cattolica”, espressa durante il concilio, vede la sua crisi o, anzi, è totalmente contraddetta. Tale crisi va di pari passo con il declino della politica internazionale di collaborazione e l’insorgere di nuovi nazionalismi ed etnicismi. Adesso è come se essere cittadini e credenti di un certo stato, di una certa etnia e di un certo colore sia più importante che essere tutti credenti ed essere esseri umani con dei diritti fondamentali. E’ l’epoca in cui si avverte una forte tentazione di fare della chiesa una religione civile, che autorizzi i “nuovi muri” che si stanno costruendo, come quelli al confine con il Messico o del Mediterraneo.
Ci sono poi degli elementi che non potevano essere previsti durante gli anni del concilio e che adesso giocano un ruolo sempre più fondamentale. Il mondo dell’Islam, ad esempio, fino a metà degli anni ‘70 non esisteva nella mappa politica globale, i rapporti tra chiesa e stato erano pensati come collaborativi e si pensava che la politica potesse avere ancora una voce importante sulla scena internazionale (ma ormai quel che dice facebook o google è ben più importante di quel che dice un capo di stato europeo), il processo di secolarizzazione è molto più accelerato di quanto si potesse immaginare…
In tutto questo, l’elezione di papa Francesco nel 2013, ha posto nella storia della chiesa un punto di non ritorno. Papa Francesco (antifascista, non comunista, non capitalista, non nazionalista) pone in dubbio il processo che, nell’imbastire una chiesa più globale in un mondo globale, ha posto come unico modello quello occidentale (e quindi ecco perché la principale opposizione viene da occidente) e propone la via del concilio Vaticano II applicata con intelligenza all’oggi. Il concilio Vaticano II si è tutto rifatto al Vangelo e “la sola chiesa pensabile è quella che si rifà al Vangelo di Gesù Cristo”, o ne va della nostra credibilità di essere cristiani.
Il pomeriggio è proseguito con il dibattito animato dalle numerosissime domande del pubblico presente.