Desiderio e idolatria

Domenica 19 Maggio 2019, ore 15:44

Silvano Petrosino
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Domenica 19 maggio si è tenuta a Bose la giornata di confronto con il filosofo Silvano Petrosino, professore ordinario all’Università cattolica di Milano. L’incontro è stato aperto dal priore del monastero di Bose, fr. Luciano Manicardi, che dopo aver presentato il relatore ha introdotto il tema della giornata: “l’idolo”. “Un tema interessante e importante”, ma anche “particolarmente intrigante”, che Petrosino ha trattato in un suo libro.

Tutti sono concordi nel dare un giudizio negativo sull’idolo. Al tempo stesso, l’idolo sembra quasi una necessità. È un fenomeno pervasivo, che non conosce distinzione di età, classe sociale, fede, religione, e, quando crolla, sempre rinasce. “L’idolo riguarda l’antropologico, e ogni seria riflessione sull’uomo prima o poi incontra l’idolatria”.

Che cos’è un idolo? E perché l’uomo continua a fabbricare idoli? L’idolo è una parte che il soggetto decide di vivere come il tutto. Può essere qualsiasi cosa: la professione, la scuola, la casa, anche un figlio o la stessa malattia, quando finiscono per significare il tutto della nostra vita. “L’uomo continua a costruire idoli perché è un uomo”. Uno dei messaggi fondamentali della Bibbia è “non ti farai idolo”. Perché? Non perché Dio voglia difendere sé, ma per il bene dell’uomo.

Nella Genesi viene presentata la tentazione dell’uomo, espressa dal serpente. “Se non sei Dio (se non sei tutto) non sei nulla”, e anche la strategia di Dio, che si potrebbe esprimere così: “ricordati che sei un non-tutto: ma non per questo sei nulla”. L’uomo infatti, come tutti gli esseri viventi, è un insieme di bisogni che attendono di essere soddisfatti, ma è anche una mancanza che non può essere colmata, “un desiderio di un nulla di nominabile”. Questo desiderio, che rende “umano” l’essere umano, non possiamo tradurlo in bisogno, questa mancanza non possiamo tradurla come assenza, ma rimane apertura, ferita, spazio, che genera un’inquietudine di per sé non negativa. L’idolo è un luogo di riposo per l’inquietudine del soggetto, è qualcosa che si può toccare, sul quale ci si può appoggiare. L’idolo, però, non dura nel tempo: concede un attimo di riposo, ma poi non regge. E dopo il crollo di un idolo subito è facile costruirne uno nuovo. Ma il problema più grande del meccanismo dell’idolatria è un altro: che cosa vede di male Dio nell’idolatria? Dio teme la forma più sofisticata di riposo che l’uomo può scegliere: non il possedere qualcosa (non potrebbe possedere tutto), ma il farsi tutto possedere da qualcosa per fare un esperienza di totalità. Questo contraddice la mentalità di Dio che difende il nostro essere “soggetti”, che ci vuole come interlocutori. Dio vede nella costruzione dell’idolo la distruzione del soggetto.

Nel pomeriggio Silvano Petrosino ha concluso brevemente il suo discorso per poi lasciare spazio alle numerose domande che hanno permesso ulteriori e ricchi approfondimenti.

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