Progetto e comitato scientifico

XXII Convegno Ecumenico Internazionale di spiritualità ortodossa
BEATI I PACIFICI
Bose, 3-6 settembre 2014
in collaborazione con le Chiese Ortodosse

Ingresso di Geserusalemme Icona fine XVI sec Museo di Lhabavsk

PROGETTO E COMITATO SCIENTIFICO

"Beati coloro che si adoperano per la pace" (Mt 5,9): l'annuncio di questa beatitudine evangelica, che si rinnova all'inizio di ogni Divina Liturgia, non cessa di interpellare la coscienza di ogni uomo e la prassi delle Chiese. Il vangelo della pace chiede alle Chiese di essere un fermento di riconciliazione e di pace. La speranza della pace annunciata in Cristo non è un'utopia in un mondo dominato dalla logica del conflitto e del potere, ma è un evento che s'incarna in uomini e donne di pace e riconciliazione.

 

tra i relatori:

✜ KALLISTOS DI DIOKLEIAS
JOHN BEHR
JIM FOREST
CHRISTOS KARAKOLIS
ARISTOTLE PAPANIKOLAOU
MICHEL VAN PARYS
SYMEON PASCHALIDIS

MICHAIL G. SELEZNEV
PANAGIOTIS YFANTIS
VIKTOR MUTAFOV
DARIJA MOROZOVA
KYRIL HOVORUN

JOHN CHRYSSAVGIS
KONSTANTIN SIGOV

“Beati coloro che si adoperano per la pace” (Mt 5,9): l’annuncio di questa beatitudine evangelica, spesso ripetuta nella Divina Liturgia, non cessa di interpellare la coscienza di ogni uomo e la prassi delle chiese.

Il XXII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa intende porsi in ascolto del vangelo della pace, che chiede alle Chiese di essere un fermento di riconciliazione e di pace tra le donne e gli uomini contemporanei. La speranza della pace annunciata in Cristo non è un’utopia estranea a un mondo dominato dalla logica del potere e del conflitto, ma è un evento nella storia, che s’incarna in ogni tempo in uomini e donne di pace e riconciliazione.

Il convegno, approfondendo la dimensione teologica e rivelativa della pace, desidera proporre un itinerario attraverso l’ascolto e lo studio della Scrittura e della liturgia, le parole sulla pace nei padri della Chiesa, l’insegnamento dell’esperienza monastica e spirituale dell’Oriente cristiano, per discernere le radici della violenza e offrire le ragioni di un’autentica educazione alla pace: nell’ospitalità del diverso, nell’operosità della riconciliazione, nella fatica del perdono.

Per il credente, la pace è un dono. I salmi cantano il dono della pace di Dio al suo popolo, che è anche un appello pressante per la conversione: se gli uomini operano la giustizia e fanno misericordia, la pace abita la terra; allora “misericordia e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno” (Sal 85/84,11). Nel Nuovo Testamento, la pace è il dono del Cristo risorto alla sua comunità (Gv 20,19-21), è un frutto dello Spirito santo (Gal 5,22), è il sigillo della nuova alleanza che Dio compie con tutta l’umanità e la creazione intera, riconciliata nella vita, nella passione, morte e resurrezione di Gesù (cf. Rm 5,1.11).

La riflessione dei padri d’oriente e d’occidente stabilisce un legame essenziale tra la pace nel mondo e Cristo, “nostra pace” (Ef 2,14). Commentando le parole di Gesù ai discepoli nel quarto evangelo (“Vi do la mia pace”, Gv 14,27), san Cirillo di Alessandria identifica il dono della pace con l’invio dello Spirito santo: “La pace che sorpassa i principati, le potenze, i troni e le dominazioni e ogni intelligenza (cf. Fil 4,7 e Ef 1,21), è lo Spirito di Cristo. Per mezzo di lui il Figlio ha riconciliato la creazione intera con Dio Padre”.
La dimensione cosmica di questa riconciliazione per mezzo di Cristo “di tutte le cose che stanno sulla terra e nei cieli” (Col 1,19-20) è colta con forza nei commenti dei padri: “Erano già stati riconciliati – scrive Giovanni Crisostomo – ma era necessaria una riconciliazione perfetta, senza alcuna traccia d’inimicizia”. Questo nucleo teologico è il fondamento dell’unità della Chiesa e della riconciliazione tra le Chiese, secondo una linea di pensiero che si sviluppa coerentemente da san Clemente Romano a sant’Ireneo di Lione, da san Basilio a san Gregorio di Nazianzo.

I padri privilegiano l’aspetto spirituale della pace rispetto alla sua dimensione politica e sociale, che sarà la preoccupazione della riflessione teologica e filosofica moderna. È più difficile acquisire la pace interiore di quella esteriore, osserva Giovanni Crisostomo commentando il salmo 4. Il detto di un grande monaco russo del xix secolo, Serafim di Sarov, condensa l’insegnamento della tradizione ascetica su questo punto: “Acquisisci la pace, e migliaia di persone saranno salvate attorno a te”.

      I cristiani nel mondo sono chiamati a un’esistenza di riconciliati, per tradurre la novità della pace cristiana nell’oggi della storia. Pensare la pace resta una sfida aperta per la teologia contemporanea. La tradizione della santità ortodossa offre una risposta a questa ricerca nella beatitudine vissuta da innumerevoli testimoni di pace. Sant’Antonio il Grande “aveva ricevuto da Dio il dono di riconciliare quanti erano in discordia”; come lui, hanno mostrato una via di riconciliazione santi come Francesco di Assisi in Occidente, e le grandi figure spirituali della tradizione ortodossa in tutte le sue espressioni, per giungere ai pionieri del dialogo tra le Chiese e i nuovi martiri del xx secolo che, a immagine del loro Signore, hanno vissuto l’amore fino all’estremo, fino al perdono del persecutore.

     “Chi ci insegnerà la bellezza della pace?”, si chiedeva san Basilio il Grande: “L’artigiano stesso della pace. Egli ha … stabilito la pace con il sangue della sua croce tra le cose del cielo e della terra (Col 1,20)”. Diventare artefici di pace significa esercitarsi a vedere la bellezza della pace e viverla, per ritrovarne la forza di attrazione e dilatare la speranza di pace nel mondo. 

COMITATO SCIENTIFICO:

Enzo Bianchi (Bose), Lino Breda (Bose), Sabino Chialà (Bose), Lisa Cremaschi (Bose), Hervé Legrand (Parigi), Adalberto Mainardi (Bose), Antonio Rigo (Venezia), Luigi d'Ayala Valva (Bose), Michel Van Parys (Chevetogne)

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