+ JOHN STROYAN DI WARWICK

Stroyan

Il vescovo John fu introdotto per la prima volta alle ricchezze dell’ortodossia nel 1982, quando studiava all’Istituto Ecumenico di Bossey, dove, sotto la lente dell’icona dell’Ospitalità di Rublev, la Santa Trinità, studiò la nozione di perichoresis nella tradizione ortodossa sotto la guida qui quello che è ora il Patriarca di Romania, Daniel. Da allora, ha scritto contributi sull’Esichia nella tradizione ortodossa e sulla Teologia dell’iconografia. Negli ultimi 25 anni, è stato un amico e un visitatore regolare del Santo monastero di san Giovanni Battista a Essex ed è stato molto arricchito dalle vite e gli scritti di san Silvano dell’Athos e del suo discepolo fr. Sofronio, fondatore del monastero. Ha visitato molteplici monasteri sulla Santa montagna, come Vatopedi, Karakalou e quello di san Paolo, oltre alla skite Prodromou. I suoi studi sulla Preghiera di Gesù l’hanno condotto anche ai santi monasteri della Moldavia e al lavoro di divulgazione della Preghiera di Gesù condotto da Paisius Velichkovski nel XVIII secolo.

Dal 2006 è stato membro della Commissione Teologica Internazionale di dialogo anglo-ortodosso. In questo contesto, ha contribuito ai documenti su Conversione e santità e su Sacrificio, salvezza e comunità, fino alla pubblicazione del recente rapporto della Commissione A immagine e somiglianza di Dio: un’antropologia piena di speranza. In qualità di membro della commissione, è stato molto arricchito dall’aver conosciuto personalmente la Chiesa ortodossa a Creta, in Albania e in Serbia. Ha passato del tempo anche in Russia, dove ha visitato il Patriarcato e dei monasteri russi.

Ha visitato regolarmente la Terra santa, instaurando relazioni con le Chiese orientali e ortodosse laggiù. Nel 2007 ha visitato la Siria come rappresentante dell’Arcivescovo di Canterbury, passando del tempo a Damasco, Aleppo e Hasakeh, incontrandovi leader cristiani e di altre fedi.


Martirio e comunione nel XX secolo dalla prospettiva della chiesa d’Inghilterra

In questa relazione l’autore, riferendosi a parole e vicende di martiri e testimoni del XX secolo, senza limiti di nazionalità o confessione (ortodossi, cattolici, anglicani e protestanti), fa emergere tre dimensioni caratteristiche del martirio cristiano dalla prospettiva del tema “martirio e comunione”. La prima è il martirio come necessariamente derivante dalla comunione con Dio in Cristo: il martire è uno nel quale vive Cristo. La seconda, il martirio come manifestazione di appartenenza al Corpo di Cristo, un corpo che comprende e trascende ogni identità etnica e culturale: quando uno soffre, tutti soffrono. La terza, il martirio cristiano come una manifestazione dell’amore di Dio per tutti; e questo include coloro che si trovano fuori della chiesa visibile e perfino (e forse in maniera speciale) i nemici. Il martirio cristiano rivela l’amore di Dio per tutti, un amore che supera ogni umana frontiera, oltrepassando tutte le appartenenze nazionalistiche e tribali: ogni essere umano è creato a immagine di Dio, ogni essere umano è “un fratello o una sorella in umanità”, ogni fratello o sorella è qualcuno per cui Cristo è morto.