Relatori e sintesi

+ YOUHANNA X

youhannaSua Beatitudine Youhanna X (Yazigi) di Antiochia e di tutto l’Oriente, nato a Latakia (1955), è patriarca Greco-ortodosso di Antiochia dal 2012, quando è stato chiamato a succedere al patriarca Ignazio IV (+ 5 dic. 2012). Prima della sua elezione patriarcale è stato Metropolita d’Europa, a capo dell’arcidiocesi della Chiesa ortodossa di Antiochia in Europa centrale e occidentale, con sede a Parigi. In precedenza era vescovo titolare di Pyrgou (al-Hosn) in Siria, con l’incarico di rettore dell’Istituto di teologia “San Giovanni Damasceno” (Tripoli, Libano), il seminario patriarcale legato all’università di Balamand. Ha conseguito una laurea in ingegneria civile presso l’Università di Tishreen (Latakia) in teologia presso l’università di Balamand (1978), un diploma in musica bizantina presso il Conservatorio di musica bizantina di Salonicco (1981), e un dottorato in teologia con specializzazione in liturgia presso l’università Aristotele di Salonicco (1983). Ha insegnato liturgia a Balamand (1981-2008), ed è stato igumeno del Monastero patriarcale di San Giorgio Al-Humayrah (1993-2005) e del Monastero Nostra Signora di Balamand (2001-2005). Dal 2013 vive in prima persona il dramma della guerra civile che dilania il suo popolo e la sua terra: il suo fratello Paolo, il metropolita greco-ortodosso di Aleppo, è stato rapito insieme a Youhanna Ibrahim, metropolita di Aleppo della chiesa Siro-Ortodossa. Fin dalla sua installazione come patriarca egli si è opposto all’interferenza occidentale nella Guerra civile siriana cercando di promuovere la pacifica coesistenza con i musulmani e con gli altri siriani. Nel suo discorso di intronizzazione patriarcale ha sottolineato la necessità del dialogo basato sul mutuo rispetto. "I musulmani sono nostri compagni nella nazione, e i nostri legami con loro vanno al di là della coesistenza; condividiamo con loro la responsabilità di costruire un [miglior] futuro e di fronteggiare i pericoli". È autore di numerose pubblicazioni, libri e articoli, sulla teologia ortodossa e sulla liturgia.

+ JOB DI TELMESSOS

Job TelmessosL’arcivescovo Job di Telmessos (al secolo Ihor Getcha) è nato a Montreal, in Canada (1974) da una famiglia di origine ucraina e ha ricevuto la sua formazione presso il Collège Français (Montreal) e l’University of Manitoba (Winnipeg). Ha studiato teologia al St. Andrew's College (Manitoba) e all’Istituto di teologia ortodossa “S. Serge” di Parigi, dove nel 2003, ha conseguito il dottorato (discusso congiuntamente anche presso l’Institut Catholique), con una tesi su "La riforma liturgica del Metropolita Cipriano di Kiev". È stato ordinato presbitero dall’arcivescovo Gabriel di Comana nel 2003. Il 9 gennaio 2004 è stato elevato al grado di igumeno, e il 18 luglio dello stesso anno a quello di archimandrita. Ha lavorato come lettore e professore di storia della chiesa, liturgia e diritto canonico presso varie istituzioni accademiche incluso l’Istituto S. Serge, di cui è stato decano dal 2005 al 2007, lo Institut Catholique, l’università di Friburgo e, dal 2009, il Centro ortodosso del Patriarcato Ecumenico di Chambésy (Ginevra). Nel novembre 2013 è stato eletto per guidare l’Esarcato patriarcale delle parrocchie ortodosse di tradizione russa in Europa occidentale, ricevendo l’ordinazione episcopale, con il titolo di arcivescovo di  Telmessos; il 28 novembre 2015 il Santo Sinodo del Patriarcato ecumenico lo ha nominato come rappresentante del Patriarcato presso il Consiglio ecumenico delle chiese (WCC) a Ginevra. Ha pubblicato Le Typikon décripté. Manuel de théologie byzantine (Paris, Cerf 2009).

PANTELEIMON MANOUSSAKIS

Panteleimon ManoussakisJohn Panteleimon Manoussakis è nato ad Atene (Grecia) e si è formato negli Stati Uniti (Ph. D. Boston College). Ha ricevuto il diaconato nel 1995 e l’ordinazione presbiterale nel 2011 con il titolo di archimandrita. È docente onorario alla Facoltà di teologia e filosofia all’Università Cattolica Australiana ed è beneficiario di una borsa di studio della Fondazione Templeton. I suoi interessi di ricerca vertono sulla filosofia della religione (in particolare Heidegger e Marion), sulla filosofia greca antica (specialmente Platone e la tradizione neoplatonica), la patristica e la psicoanalisi. Attualmente è professore associato di filosofia al College of the Holy Cross (Worcester, MA) ed è autore di tre libri: God After Metaphysics: A Theological Aesthetic (Indiana University Press 2007), Theos Philosophoumenos (Ellinika Grammata 2004) e For the Unity of All: Contributions to the Theological Dialogue Between East and West (Eugene, OR: Cascade Books 2015; la traduzione italiana è in corso di stampa -settembre 2016- presso le edizioni Qiqajon della Comunità di Bose). Diverse sono le sue pubblicazioni, i suoi contributi a volumi collettivi e gli articoli in diverse lingue (inglese, greco, russo, serbo e ucraino).


Lo Spirito, fonte e sostegno dell’unica testimonianza cristiana

La relazione analizza il ruolo dello Spirito santo nel condurre e sostenere l’unica testimonianza di fede da parte di tutti i cristiani. Si sottolineerà in particolare la comprensione della martyría come homologhía (confessione); si procederà anche a una lettura ermeneutica di alcuni passi biblici, quali Mt 10,20 e 1Cor 12,3.

EKATERINI TSALAMPOUNI

TsalampouniEkaterini Tsalampouni è professore associato di Nuovo Testamento presso il dipartimento di Teologia sociale e pastorale della Facoltà di teologia dell’Università Aristotele di Salonicco. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Nuovo Testamento presso la medesima università nel 1999. Successivamente ha lavorato come lettrice assistente presso l’Istituto di teologia ortodossa della Ludwig-Maximillian University di Monaco di Baviera (2006-2009) e come lettrice presso il dipartimento di teologia sociale e pastorale della Facoltà di teologia dell’Università Aristotele di Salonicco. È membro di diverse associazioni, come la Society of Biblical Literature, the European Association of Biblical Studies, la European Society of Women in Theological Research, il Colloquium Oecumenicum Paulinum, e la Società biblica greca. Ha svolto il compito di tesoriere della European Association of Biblical Studies e di vice-presidente della European Society of Women in Theological Research. È anche membro del cmitato scientifico dell’Accademia di Studi teologici di Volos. Alcune delle su pubblicazioni sono: La Macedonia ai tempi del Nuovo Testamento (2000), Interpretazione teologica del Nuovo Testamento (2013), Studi esegetici (2013) e ha anche pubblicato diversi studi esegetici come anche studi sull’emeneutica ecologica e sul retroterra greco-romano del Nuovo Testmaento.


«Beati voi quando vi perseguiteranno per causa mia» (Mt 5,11).
I detti di Gesù sulle persecuzioni

Nella prima parte della relazione saranno presentati i detti di Gesù relativi alla persecuzione e al martirio, soprattutto nei vangeli sinottici. La discussione esegetica cercherà soprattutto di delineare l’antica tradizione cristiana sul martirio che si fonda sui detti del Signore e riflette la situazione sociale delle comunità cristiane che l’hanno conservata. Nella seconda parte saranno analizzate le sue implicazioni teologiche, come anche la sua relazione alla realtà escatologica del regno di Dio. Quindi saranno discusse brevemente la ricezione e l’adattamento di questa tradizione nell’ambito della primitiva teologia cristiana del martirio. Infine verranno delineate alcune conclusioni riguardo al significato teologico di questa tradizione e alla sua rilevanza per il cristianesimo contemporaneo.

GEORGIY ZAKHAROV

Georgij Evgenievič Zacharov è nato nel 1986 a Mosca, dove ha compiuto gli studi presso l’Università ortodossa San Tichon e successivamente l’Istituto di storia dell’Accademia delle scienze russe, addottorandosi con una dissertazione sulla “Chiesa nel sistema sociale della regione balcano-danubiana nel iv e v secolo”. Dal 2007 insegna storia della chiesa e patrologia presso l’Università ortodossa San Tichon. È tra i curatori dell’edizione russa dell’opera omnia di Ambrogio di Milano, e sta studiando in particolare le relazioni tra la Sede di Roma e le Chiese orientali all’epoca delle controversie ariane. Tra le sue numerosissime pubblicazioni, ricordiamo “È necessario infatti che sorgano fazioni tra voi”: la problematica ecclesiologica nella storia delle controversie ariane (in russo), Mosca 2014; Le chiese nell’Illirico all’epoca delle controversie ariane (iv-inizio v secolo) (in russo), Mosca 2012.


“Omnes in Christo unum sumus”.
Martirio e unità della Chiesa in sant’Ambrogio e nei padri latini del IV secolo

Nel contesto del rapido cambiamento dei rapporti tra la chiesa e il potere statale, dopo la conversione di Costantino, e della crisi ariana, che aveva messo in questione la custodia dell’unità cattolica a tutti i livelli della vita ecclesiale, il tema del martirio acquista un particolare significato nel iv secolo. La relazione si focalizza su tre tipi di “narrativa del martirio” nella tradizione latina, in autori come Ambrogio di Milano, Lucifero di Cagliari, Ilario di Poitiers, papa Liberio e papa Damaso, Niceta di Remesiana: 1) l’interpretazione del martirio come testimonianza della fede; 2) l’imitazione dei martiri come forma di ascesi spirituale; 3) il martirio e il rinnovamento dell’idea di Roma. Alla fine del secolo, tale narrativa diviene parte di una concezione più universale e integrale della chiesa cattolica come comunione nelle cose sante e comunione con i santi (communio sanctorum). Questa comunione non è limitata da confini sociali, etnici, geografici o temporali, e mostra l’unità cattolica della chiesa sempre e dappertutto.

ATHANASIOS PAPATHANASSIOU

PapathanasiouAthanasios N. Papathanassiou è nato ad Atene nel 1959. Ha conseguito la laurea e il dottorato di ricerca in teologia e la laurea in giurisprudenza. Dopo un percorso professionale nell’ambito legale, ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento nelle scuole secondarie come professore di teologia, con un posto fisso presso il Liceo Zefyriou dell’Attica occidentale, Negli anni accademici 2000-2008 ha insegnato saltuariamente presso la Scuola superiore ecclesiastica di Atene e presso l’Accademia superiore ecclesiastica di Atene le lezioni di missiologia, teologia delle religioni e diritto canonico. Dall’anno accademico 2008-2009 insegna presso la Hellenic Open University. È caporedattore della prestigiosa rivista teologica Synaxi, è membro della European Society for Intercultural Theology and Interreligious Studies (ESITIS) e del comitato di redazione della rivista elettronica International Journal of Orthodox Theology. Ha pubblicato studi relativi all’incontro tra il cristianesimo e le culture, all’intervento sociale della chiesa e al dialogo della teologia con le correnti del pensiero contemporaneo.


“Sono il frumento di Dio” (sant’Ignazio di Antiochia).
La dimensione eucaristica e comunionale del martirio

L’eucaristia è un atto della comunità cristiana: un pasto al quale partecipano i membri della comunità e dal quale sono esclusi coloro che ad essa non appartengono. Tuttavia, in sant’Ignazio di Antiochia troviamo una visione che apre l’eucaristia. Il martirio (evento che ha luogo nello spazio pubblico) trasforma il cristiano in un pane eucaristico, che viene offerto nel corso di una “liturgia” celebrata nello spazio aperto della società. Inoltre, una forma di martirio è anche il soffrire con le vittime della storia. La solidarietà si fonda sull’incarnazione di Cristo ed estende i confini della comunità, fissando un criterio etico (la responsabilità verso l’altro) come sua caratteristica basilare.

+ JERONIM DI JEGAR

jeronimIl vescovo Jeronim (Močević) di Jegar è nato a Sarajevo nel 1969. Nel 1990 ha ricevuto la tonsura monastica nel monastero dei Santi Arcangeli di Kovilj. Ordinato ierodiacono nel 1991, ha trascorso un lungo periodo presso il monastero di Grigoriou sul Monte Athos. Nel 2002 ha completato gli studi di teologia presso la Facoltà teologica ortodossa di Belgrado. Nel 2003 è stato ordinato presbitero, e nel 2005 ha conseguito il dottorato presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma, specializzandosi in liturgia.

Parla correntemente greco, italiano, francese, russo, tedesco e inglese.

La sessione ordinaria del Santo Sinodo dei vescovi della Chiesa ortodossa serba, il 14 maggio 2014 lo ha eletto vescovo Jegar, vicario della diocesi di Bačka, presieduta dal Vescovo Irinej. Padre Jeronim è stato consacrato vescovo nella Cattedrale di San Giorgio a Novi Sad il 28 settembre 2014 da Sua Santità il Patriarca serbo Irinej e da diversi altri vescovi serbi.

ANDREW LOUTH

LouthAndrew Louth è dal 2003 un presbitero della Diocesi di Sourozh, appartenente al Patriarcato di Mosca, e svolge il ministero parrocchiale a Durham. Ha ricevuto la sua formazione nelle università di Cambridge ed Edimburgo dove ha studiato matematica e teologia preparando una tesi su Karl Barth. Dopo la laurea ha insegnato Teologia Cristiana antica e Patristica presso l’università di Oxford e Storia dell’Alto Medioevo e Bizantina presso il Goldsmiths College dell’università di Londra. Dal 1996 ha insegnato Patristica e Studi bizantini presso la Durham University; attualmente è professore emerito. Ha tenuto corsi di Storia e Teologia della Chiesa, un modulo concernente l’impatto dell’emergere dell’Islam sul mondo cristiano nel Mediterraneo orientale e un modulo relativo alla comprensione di ciò che significa essere uomini nella primitiva teologia cristiana. I suoi interessi di ricerca si concentrano soprattutto sulla storia della teologia nella tradizione greca, specialmente nel periodo bizantino. Ma è anche interessato ai periodi successivi, compreso quello moderno, cioè il diciannovesimo secolo e oltre, dove la sua ricerca comprende la teologia russa e rumena. Un’altra sua area di interesse è la tradizione mistica cristiana. I suoi libri comprendono: Origins of the Christian Mystical Tradition: from Plato to Denys, Discerning the mystery: an essay on the nature of theology, libri su Dionigi l’Areopagita, Massimo il Confessore, e Giovanni Damasceno, e sulla tradizione della spiritualità del deserto nella tradizione cristiana sia orientale che occidentale (The Wilderness of God), Greek East and Latin West: the Church AD 681-1071; Modern Orthodox Thinkers. From Phikokalia to the present (2015). È anche editore della rivista Sobornost, periodico della Fellowship of St Alban and St Sergius, e insieme al prof. Gillian Clark della Bristol University, dirige la prestigiosa collana Oxford Early Christian Studies.


Ricerca della comunione e testimonianza della verità: Massimo il Confessore e papa Martino I

La relazione ricostruisce la vicenda del monaco greco Massimo detto il Confessore e di papa Martino che, restando fedeli ai concili ecumenici, confessarono coraggiosamente la fede a metà del VII secolo opponendosi al monoergismo e al monotelismo, dottrine con cui l’impero, sotto l’incalzare degli avvenimenti politici (invasione e sottomissione delle province orientali da parte dei musulmani) cercava di unificare la cristianità riassorbendo le divisioni provocate dal concilio di Calcedonia (451). Il caso in questione pone un interrogativo: come può esservi conflitto tra le esigenze della comunione e quelle della verità? In realtà la vicenda dei due santi mostra come la ricerca della comunione e la testimonianza della verità appaiono in conflitto se la ricerca della comunione serve altri interessi rispetto a quelli della fede della chiesa: in tali casi il martirio e la confessione di fede, di cui i due santi hanno dato prova, è l’unico modo per custodire e mantenere viva l’autentica comunione nella verità con la chiesa universale.

KIRILL KALEDA

kaledaL’arciprete Kirill Kaleda, nato nel 1958, è rettore della chiesa dei Santi Nuovi Martiri e Confessori russi al poligono di Butovo, il principale luogo di fucilazioni di massa nella regione di Mosca e seppellimento delle vittime del terrore della metà del xx secolo. Padre Kirill si occupa dello studio dei nuovi martiri della Chiesa ortodossa russa e di assicurare il ricordo delle vittime del potere ateista negli anni sovietici.


I martiri della Chiesa ortodossa russa nel XX secolo.
Il Poligono di Butovo

La relazione stabilisce un parallelo tra le persecuzioni della chiesa all’epoca degli antichi martiri e quelle nel xx secolo in Russia. In particolare saranno presi in esame gli anni del “Grande terrore” (1937-1938) e la storia del Golgota russo, il poligono di tiro di Butovo; la composizione e il numero delle vittime a causa della fede in Cristo; la scoperta del poligono negli anni ’90 e la costruzione del memoriale ecclesiastico e civile. Butovo sono le Tre Fontane russe.

+ JOHN STROYAN DI WARWICK

Stroyan

Il vescovo John fu introdotto per la prima volta alle ricchezze dell’ortodossia nel 1982, quando studiava all’Istituto Ecumenico di Bossey, dove, sotto la lente dell’icona dell’Ospitalità di Rublev, la Santa Trinità, studiò la nozione di perichoresis nella tradizione ortodossa sotto la guida qui quello che è ora il Patriarca di Romania, Daniel. Da allora, ha scritto contributi sull’Esichia nella tradizione ortodossa e sulla Teologia dell’iconografia. Negli ultimi 25 anni, è stato un amico e un visitatore regolare del Santo monastero di san Giovanni Battista a Essex ed è stato molto arricchito dalle vite e gli scritti di san Silvano dell’Athos e del suo discepolo fr. Sofronio, fondatore del monastero. Ha visitato molteplici monasteri sulla Santa montagna, come Vatopedi, Karakalou e quello di san Paolo, oltre alla skite Prodromou. I suoi studi sulla Preghiera di Gesù l’hanno condotto anche ai santi monasteri della Moldavia e al lavoro di divulgazione della Preghiera di Gesù condotto da Paisius Velichkovski nel XVIII secolo.

Dal 2006 è stato membro della Commissione Teologica Internazionale di dialogo anglo-ortodosso. In questo contesto, ha contribuito ai documenti su Conversione e santità e su Sacrificio, salvezza e comunità, fino alla pubblicazione del recente rapporto della Commissione A immagine e somiglianza di Dio: un’antropologia piena di speranza. In qualità di membro della commissione, è stato molto arricchito dall’aver conosciuto personalmente la Chiesa ortodossa a Creta, in Albania e in Serbia. Ha passato del tempo anche in Russia, dove ha visitato il Patriarcato e dei monasteri russi.

Ha visitato regolarmente la Terra santa, instaurando relazioni con le Chiese orientali e ortodosse laggiù. Nel 2007 ha visitato la Siria come rappresentante dell’Arcivescovo di Canterbury, passando del tempo a Damasco, Aleppo e Hasakeh, incontrandovi leader cristiani e di altre fedi.


Martirio e comunione nel XX secolo dalla prospettiva della chiesa d’Inghilterra

In questa relazione l’autore, riferendosi a parole e vicende di martiri e testimoni del XX secolo, senza limiti di nazionalità o confessione (ortodossi, cattolici, anglicani e protestanti), fa emergere tre dimensioni caratteristiche del martirio cristiano dalla prospettiva del tema “martirio e comunione”. La prima è il martirio come necessariamente derivante dalla comunione con Dio in Cristo: il martire è uno nel quale vive Cristo. La seconda, il martirio come manifestazione di appartenenza al Corpo di Cristo, un corpo che comprende e trascende ogni identità etnica e culturale: quando uno soffre, tutti soffrono. La terza, il martirio cristiano come una manifestazione dell’amore di Dio per tutti; e questo include coloro che si trovano fuori della chiesa visibile e perfino (e forse in maniera speciale) i nemici. Il martirio cristiano rivela l’amore di Dio per tutti, un amore che supera ogni umana frontiera, oltrepassando tutte le appartenenze nazionalistiche e tribali: ogni essere umano è creato a immagine di Dio, ogni essere umano è “un fratello o una sorella in umanità”, ogni fratello o sorella è qualcuno per cui Cristo è morto.

 

LIDYA GOLOVKOVA

GolovkovaLidya Golovkova, grafico per formazione, ha lavorato come artista fino all’inizio degli anni ’90. Dal 1994 insegna presso il Dipartimento di storia contemporanea della Chiesa ortodossa russa presso l’Università ortodossa San Tichon di Mosca. Il suo campo di ricerca comprende i martiri e i confessori della Chiesa ortodossa russa del xx secolo, la repressione e gli organi repressivi, la storia delle prigioni e dei lager in Urss. Ha condotto in particolare ricerche sugli incartamenti processuali a carico dei condannati per motivi religiosi, e sui luoghi di fucilazioni di massa (il poligono di Butovo, la “Kommunarka” e altri). È stata tra le curatrici dei volumi pubblicati dall’Università San Tichon: L’istruttoria del patriarca Tichon; il dizionario enciclopedico Coloro che hanno sofferto per CristoSanti nuovi martiri e confessori in Kazachstan. È stata insignita dell’Ordine della santa principessa Olga pari agli apostoli di III grado e della medaglia del santo e pio principe Daniil di Mosca.


La testimonianza di amore e misericordia della granduchessa Elisabetta Fedorovna

La relazione prende in esame la figura umana e spirituale della granduchessa Elisabetta Fedorovna (nata Elisabeth Alexandra Luise Alice di Assia-Darmstadt nel 1864). Sposa del gran principe Sergej Aleksandrovič Romanov, dopo la morte del marito in un attentato, decide di abbracciare la vita religiosa e fonda la comunità monastica di Marta e Maria, in cui le monache univano la cura della vita spirituale a una diaconia ai bisognosi, in particolare i malati. Dopo la rivoluzione, Elisabetta fu arrestata e giustiziata con la monaca Barbara il 18 luglio 1918, nella regione di Perm’. Nel 1992 il concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa russa la incluse nel novero dei neomartiri e confessori russi.

KONSTANTIN SIGOV

sigovKonstantin Sigov (Kiev 1962) insegna storia delle idee teologiche e filosofiche all’Università statale “Accademia Moghiliana” di Kiev, e dirige il Centro di ricerche umanistiche europee. Nel 1992 ha fondato l’Associazione culturale e editoriale “Lo Spirito e la Lettera” (Duch i Litera), di cui è tuttora direttore. I progetti editoriali sono stati il fondamento di una rete di contatti con le più importanti scuole di pensiero europee. Nell’ambito di questi progetti sono stati invitati a Kiev studiosi e filosofi quali Paul Ricœur, Reinhard Kozellek, Arvo Pärt, Kallistos Ware, Georges Nivat e altri. Presso le edizioni da lui dirette, Konstantin Sigov ha in particolare curato la traduzione delle opere del Patriarca Bartolomeos I, del cardinal Walter Kasper, dell’arcivescovo Rowan Williams, di p. Enzo Bianchi, di p. Michel van Parys, e dei fondamentali documenti del dialogo ecumenico tra cattolici e ortodossi. Dal 2000 a oggi organizza annualmente il forum ecumenico internazionale delle “Letture della Dormizione” (Uspenskie Čtenija), di cui cura l’edizione degli Atti. La sua bibliografia conta oltre cinquanta titoli di studi di carattere filosofico e teologico e di storia della cultura, pubblicati in Italia, Francia, Germania, Stati Uniti, Inghilterra, Svizzera e Svezia (cf. https://ukma-kiev.academia.edu/CONSTANTINSIGOV) Ha tenuto lezioni alla Sorbona, alle Università di Oxford, Stanford, Roma, Ginevra, Lovanio e altre. Il Ministero dell’Istruzione francese gli ha conferito il titolo di Chevalier dans l’Ordre des Palmes Academiques.


Una comunità nella persecuzione: Padre Aleksandr Glagolev (1872-1937)

La vita dei testimoni e il cammino dei martiri sono i criteri di una rivisitazione critica delle opinioni sul martirologio del xx secolo. L’autocoscienza di un’intera schiera di anonimi testimoni della verità è espressa con lucidità nelle parole dell’ultimo rettore dell’Accademia teologica di Kiev, perito durante gli interrogatori nel 1937, il prete Aleksandr Glagolev: “Allora soltanto le sofferenze del cristiano saranno a somiglianza delle sofferenze di Cristo e salvifiche per chi soffre, quando questi nella sofferenza saprà conservare la vera fede, e un amore saldo per il Padre celeste … e se saprà mantenere l’amore fraterno verso il prossimo, senza escludere i suoi nemici”.
Attraverso la ricostruzione della vita e l’opera del neomartire Aleksandr Glagolev e di suo figlio, il santo giusto padre Aleskej Glagolev († 1972), e della comunità cristiana raccolta attorno a loro, la relazione si propone di approfondire la comprensione che gli stessi martiri avevano del proprio cammino come itinerario di amore e comunione. “La cosa più importante nel martirio non è il sangue, ma l’amore immutato e immutabile” (metropolita Anthony Bloom). Senza l’amore, la testimonianza alla verità viene meno. Il criterio della verità è la “legge dell’amore”.

TAMARA GRDZELIDZE

tamaraTamara Grdzelidze ha studiato presso la Tbilisi University (Georgia), il St Vladimir’s Theological Seminary (USA), e la Oxford University (UK). In Georgia ha svolto lavoro di ricerca sull’agiografia Georgiana presso l’Istituto Shota Rustaveli di Letteratura Georgiana, e ha insegnato lingua e letteratura georgiana nelle scuole. Dal gennaio 2001 al dicembre 2013, ha lavorato come membro della commissione Fede e Costituzione (Faith and Order) del Consiglio ecumenico delle chiese (WCC) presso Ginevra, organismo che coordina il dialogo tra i leader cristiani in materia di teologia, dottrina e natura della chiesa. Descrive la sua esperienza di dialogo ecumenico e interculturale durante il suo lavoro presso il WCC come una vera “una scuola di relazioni internazionali”. Nel 2014 è stata nominata ambasciatore di Georgia presso la Santa Sede, incarico che tuttora svolge. Tra i doni da lei presentati a papa Francesco c’era una copia del libro A Cloud of Witnesses: Opportunities for Ecumenical Commemoration (WCC 2009), da lei pubblicato in collaborazione con fr. Guido Dotti, membro della Comunità monastic di Bose. Ha pubblicato molti titoli sull’agiografia Georgiana, sulla chiesa Georgiana, sull’ortodossia e le sfide contemporanee, sull’ecclesiologia, l’ermeneutica, e il dialogo inter-confessionale. Tra la sue pubblicazioni: The limits of the Church: Essays from Orthodox Theologians on Ecumenism, a cura di Tamara Grdzelidze, Tbilisi 2000; Georgian Monks on Mount Athos: Two Eleventh Century Lives on the Hegoumenoi of Iviron (2009); Reading the Gospels with the Early Church: A Guide, a cura di Tamara Grdzelidze Geneva 2013.


Martirologio nel XX secolo. La Chiesa ortodossa di Georgia

La relazione ricostruisce la vicenda dei martiri georgiani (soprattutto membri del clero, ma anche laici) che hanno dato testimonianza in difesa della giustizia e dei diritti della chiesa durante il primo periodo del regime sovietico in Georgia (stabilito nel 1921). La loro recente canonizzazione e il loro riconoscimento come martiri da parte della Chiesa ortodossa di Georgia (nonostante essi non rientrino nella categoria del “martirio classico” in odium fidei) costituisce un evento importante. L’autrice è convinta che l’atto di fare memoria possa essere fonte di riconciliazione e che la storia possa cambiare solo con la volontà di stabilire nuove relazioni con il passato, con la disponibilità a ricordare non per il semplice scopo di ricordare, ma per fare la pace. I nuovi martiri georgiani hanno reso testimonianza a Cristo fino alla morte opponendosi all’ingiustizia del sistema politico esistente. Nell’atto della loro canonizzazione da parte della Chiesa ortodossa di Georgia si può riconoscere un buon equilibrio tra interessi nazionali e lotta contro l’ingiustizia e la dignità umana, un modo per risanare le ferite del Corpo di Cristo.

 

BOGDAN TĂTARU-CAZABAN

CazabanBogdan Tataru-Cazaban è dal 2010 ambasciatore di Romania presso la Santa Sede. Ha ottenuto un dottorato di ricerca in storia della filosofia patristica e medievale (Università di Bucarest) ed è membro fondatore dell’Istituto per la storia delle religioni dell’Accademia Romena. È stato docente invitato presso la Facoltà di Teologia Ortodossa di Bucarest. Ha svolto attività scientifiche e di editoria nell’ambito della Storia del cristianesimo, dei Studi tomisti, della Fenomenologia francese, della Teologia politica e sociale etc. È autore di diversi libri di filosofia e teologia. Ha tradotto in romeno Sant’Agostino, Boezio, Ugo di San Vittore, Niccolò Cusano, R. Klibansky, E. Panofsky e Emmanuel Lévinas.


La persecuzione a causa di Cristo come vincolo di comunione.
Il monaco Nicolae Steinhardt e il suo Diario della felicità

Steinhardt ha incarnato la nobiltà dello spirito in un mondo che sembrava inginocchiato per sempre; la fiducia nell’umanità in un mondo sfigurato dall’odio e dal risentimento; era un cavaliere dell’assoluto in una società minata da tradimenti e duplicità. Grande lettore di Proust, Tocqueville, Chesterton, S. Weil, Valéry, Bernanos, ha introdotto nel cuore del modo di vivere la fede ortodossa, con i suoi ritmi immutati, una provocatoria freschezza, un nuovo stile, un’ autenticità profondamente moderna. Convertito nelle prigioni communiste e diventato monaco nel nord della Transilvania, Steinhardt illustra uno dei volti dell’ortodossia romena del XX secolo, accanto a  Stăniloae, il grande teologo neopatristico, e a Scrima, il teologo del dialogo ecumenico. Non a caso il Santo Giovanni Paolo II lo ha evocato durante la sua storica visita a Bucarest: „Dei numerosi testimoni di Cristo desidero ricordare il monaco di Rohia, Nicu Steinhardt, eccezionale figura di credente e uomo di cultura che ha percepito in modo singolare l’immensa richezza del tesoro comune delle Chiese cristiane”.

DANIELA KALKANDJIEVA

KalkandjievaDaniela Kalkandjieva, dopo gli studi alla facoltà di storia all’Università St Kliment Ohridiski a Sofia, ha conseguito un PhD in storia presso la Central European University in Ungheria con una tesi sugli aspetti ecclesiastico-politici dell’attività del patriarcato di Mosca. Oltre che di storia della chiesa in Russia, nel corso delle sue ricerche si è occupata della chiesa bulgara interessandosi in particolare del rapporto tra religione e sfera pubblica, di dialogo interconfessionale, dell’impatto dell’ortodossia sul processo di integrazione in Europa. Tra le sue molte pubblicazioni ricordiamo The Russian Orthodox Church, 1917-1948 From Decline to Resurrection, London 2015 e lo studio sulla chiesa ortodossa bulgara negli anni 1944-1953 (Balgarskata pravoslavna tsarkva i darzhavata, 1944-1953, Sofia 1997).


Martiri e confessori nella Chiesa ortodossa bulgara sotto il regime comunista

La caduta del comunismo in Bulgaria nel 1989 ha rotto il silenzio sulla persecuzione del clero ortodosso durante il governo dell’ateismo militante. Ventisette anni più tardi la loro canonizzazione è ancora una questione aperta. Nessuno di essi è stato riconosciuto canonicamente martire o confessore e nel calendario ecclesiastico non è prevista una commemorazione di quei servi di Dio che hanno testimoniato la loro fede fino al martirio. Nel frattempo gli archivi del partito comunista bulgaro e dei suoi servizi segreti sono stati resi pubblici. Il loro studio ha gettato nuova luce sul destino di centinaia di chierici ortodossi che sono rimasti saldi nella loro fede nonostante l’asprezza della persecuzione e le torture disumane. La presente relazione esaminerà le vicende di vescovi, preti e monaci della chiesa ortodossa bulgara, che ci offrono motivi fondati per essere considerati martiri e confessori. Allo stesso tempo vogliamo porre la seguente domanda: se “il sangue dei martiri è seme di cristiani” (Tertulliano), perché la chiesa ortodossa bulgara rinvia la canonizzazione di quei cristiani il cui martirio può contribuire alla rivitalizzazione del cristianesimo nella società bulgara post-ateistica? Non è facile rispondere a questa domanda. La persecuzione non è stata garanzia di santità nei primi secoli del cristianesimo e non lo è neppure sotto il comunismo. Nel caso bulgaro, comunque, questo rapporto è stato ulteriormente complicato dalla specifica politica antireligiosa adottata dai comunisti all’epoca della loro conquista del potere il 9 settembre 1944. Essi non hanno seguito il modello dei bolscevichi che attaccarono apertamente la religione, adottando una strategia più sofisticata. Non hanno previsto una distruzione immediata della chiesa nazionale ortodossa, ma la sua trasformazione in istituzione pseudo-religiosa. Inoltre, i nuovi governanti comunisti hanno usato abilmente lo stato di guerra per sbarazzarsi dei chierici più zelanti e influenti con il pretesto di combattere il fascismo. Queste e altre particolarità della persecuzione dei monaci e del clero uxorato in Bulgaria non consentono di seguire rigidamente l’esperienza russa nella canonizzazione degli uomini di chiesa ortodossi assassinati dai bolscevichi negli anni ’20 e ’30 del xx secolo. Ciò non significa che non vi siano stati martiri e confessori ortodossi bulgari, ma invita a un approccio diverso, in grado di aggirare il discorso comunista che continua a distorcere la verità riguardo ai chierici ortodossi presentandoli come “fascisti”, “nemici del popolo” o semplicemente come criminali.

SHAHE ANANYAN

Shahe VardapetShahe Ananyan è nato nel 1982 a Nor Achin (regione di Kotayk, Armenia). Ha studiato presso l’Accademia teologica di Vaskenyan e presso il Seminario teologico Gevorkyan, della Santa Sede Madre di Etchmiadzin, difendendo nel 2005 la tesi: “Frasi indirette nei quattro vangeli: versione antico-armena e testo greco”. Nel 2004 è stato ordinato diacono e nell’anno successivo presbitero-celibe. Dal luglio 2005 ha svolto mansioni di segretario personale di S. S. KAREKIN II, Patriarca Supremo e Katholikos di tutti gli Armeni. Nel 2006-2010 ha studiato presso l’Institut Catholique di Parigi e presso l’ELCOA (Ecole des langues et des civilizations de l’Orient) della Sorbona di Parigi, difendendo con successo la tesi di licenza: “Libro dei Proverbi, cap. 8: Un saggio di lettura canonico-teologica nella tradizione armena”. Nel 2012 ha difeso la tesi “Sapienza e Bibbia. Interpretazione e teologia del Libro dei Proverbi (capp. 1-9)”, ricevendo il grado di archimandrita e nel 2013 è stato nominato capo e direttore del Dipartimento editoriale della Santa Sede, e nel 2015 direttore del Dipartimento per le relazioni inter-ecclesiali. Dal 2009 insegna Teologia dell’Antico Testamento presso il Seminario teologico Gevorkyan, e dal 2012 presso la Yerevan State Linguistic University come professore di studi religiosi. Nel periodo 2013-2016 ha studiato presso la Yerevan State University (Facoltà di psicologia) conseguendo la tesi di dottorato: “L’influenza dell’ermeneutica giudeo-ellenistica sulla formazione e lo sviluppo dell’antica filosofia religiosa cristiana”. Nel 2016, dopo aver discusso la tesi “I fondamenti teorici della primitiva letteratura esegetica cristiana (I-III secc.): analisi storico-teologica delle fonti principali”, ha raggiunto il grado di Supremo Archimandrita (Tsayragouyn Vardapet).


I santi martiri del genocidio e del regime sovietico nell’Armenia del XX secolo

La relazione presenta due figure emblematiche della chiesa apostolica armena del XX secolo: il Vardapet Komitas Soghomonyan (1869-1935), fondatore della scuola musicale armena e “martire vivente” sopravvissuto al grande Genocidio armeno (1915-1923), e il Catholicos Khoren I Muradbekian (1932-1938), capo della chiesa armena assassinato per mano degli agenti della polizia segreta del regime sovietico. Entrambe queste figure sono diventate simboli e immagini collettive della sofferenza dell’intero popolo armeno, in grado di rappresentare e realizzare attraverso la loro vita personale (il primo anche attraverso la sua importante opera in ambito musicale) la comunione tra le generazioni e all’interno della coscienza cristiana degli armeni. L’autore è convinto che la recente proclamazione ufficiale della santità dei nuovi martiri del Genocidio armeno abbia cambiato e continui a cambiare il concetto di martirio e di testimonianza cristiana all’interno della coscienza cristiana armena. Tale cambiamento rende necessario riconoscere ufficialmente il martirio di moltissimi cristiani dimenticati che hanno dato la loro propria per Cristo dopo o anche prima del Genocidio armeno (ad esempio durante il periodo sovietico). Anche in questo senso i martiri continuano a essere testimoni di comunione, un legame spirituale che permette alla chiesa di riappropriarsi del suo passato.

+ KURT KOCH

KochKurt Koch, vescovo di Basilea dal 1995, impegnato da sempre nel dialogo ecumenico, nel 2010 è stato nominato presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Dal 1985 fino alla nomina episcopale ha insegnato nelle facoltà teologiche di Friburgo, Lucerna e di Zurigo. È autore di numerosissime pubblicazioni. Ricordiamo, in particolare, sul tema dell’ecumenismo, Dass alle eins seien. Ökumenischen Perspektiven, Augsburg 2006 (traduzione italiana: Il cammino ecumenico, Magnano 2012).


Testimonianza comune, speranza di unità

Papa Giovanni Paolo II ha attribuito un peso particolare alla dimensione martirologica dell’ecumenismo. Quando, nell’anno santo 2000, ha commemorato al Colosseo, luogo in cui i cristiani hanno versato il proprio sangue per rendere testimonianza alla loro fede, l’ecumenismo degli innumerevoli martiri del xx secolo appartenenti a tutte le chiese cristiane, ha espresso la sua profondissima convinzione ecumenica: mentre noi cristiani e chiese su questa terra siamo ancora in una comunione imperfetta l’uno con l’altro e l’uno verso l’altro, i martiri, nello splendore celeste,vivono fin d’ora una comunione piena e perfetta. I martiri sono un segno che ci ricorda come ogni divisione può essere superata nella testimonianza della propria fede in Gesù Cristo fino al dono della propria vita.

ARISTOTLE PAPANIKOLAOU

PapanikolauAristotle Papanikolaou è nato e cresciuto e Chicago, Illinois. È co-fondatore e Senior Fellow al Fordham’s Orthodox Christian Studies Center e al Center for the Study of Law and Religion presso l’Università di Emory. Nel 2012, ha ricevuto il premio di eccellenza per l’insegnamento universitario in discipline umanistiche. È appassionato di letteratura russa e di musica bizantina . Le sue aree di conoscenza comprendono la teologia ortodossa orientale, la teologia trinitaria, e la religione nella vita pubblica. Al momento sta elaborando uno studio sulla relazione tra antropologia teologica, violenza e virtù etiche.

La sua ricerca esplora in particolare la rilevanza del dire la verità (confessione) per comprendere cosa significhi essere umani. La ricerca è parte di un progetto interdisciplinare e si concentra sull’effetto affettivo del dire la verità, cioè sull’impatto del dire la verità sull’ambito delle emozioni e dei desideri umani, e su come questo impatto sia condizionato dalla presenza o meno di particolari uditori. Ha ricevuto il premio Sabbatical Grant for Researchers dal Louisville Institute per il suo progetto The Ascetics of War (L’ascetica della guerra), che esplora la rilevanza della nozione ortodossa orientale di virtù e il ruolo del dire la verità per eliminare gli effetti affettivi della guerra sulla persona umana. Dalla prospettiva della antropologia teologica, è interessato alla questione di come il dire la verità possa illuminare la comprensione dell’identità, del peccato, della virtù, della comunicazione della grazia, una comprensione relazionale dell’individuo e la nozione ortodosssa di theosis (divinizzazione). Tra le sue pubblicazioni: The Mystical as Political: Democracy and Non-Radical Orthodoxy, Notre Dame, Indiana 2012; Being with God: Trinity, Apophaticism, and Divine-Human Communion, Notre Dame, Indiana 2006; “The Ascetics of War: The Undoing and Redoing of Virtue,” in Orthodox Perspectives on War, ed. Perry Hamalis, Notre Dame Press, forthcoming; “Modes of Godly Being: Reflections on the Virtues in Eastern Orthodox Christianity”, eds. Aristotle Papanikolaou and Perry Hamalis, in Studies in Christian Ethics 26:3 (August 2013); Orthodox Constructions of the West, eds. George Demacopoulos and Aristotle Papanikolaou (New York: Fordham University Press, 2013); Orthodox Readings of Augustine, eds. George Demacopoulos and Aristotle Papanikolaou (St. Vladimir’s Seminary Press, 2008); Thinking through Faith: New Perspectives from Orthodox Christian Scholars, eds. Aristotle Papanikolaou and Elizabeth Prodromou (St. Vladimir’s Seminary Press, 2008);“Learning How to Love: St. Maximus on Virtue”, in Knowing the Purpose of Creation Through the Resurrection: Proceedings of the Symposium on St. Maximus the Confessor, ed. Bishop Maxim Vasiljević (Alhambra, CA: Sebastian Press & The Faculty of Orthodox Theology – University of Belgrade, 2013): 239-250.


Dire la verità come martirio in vista della comunione

Quali sono gli elementi costitutivi del martirio cristiano che lo rendono distinguibile dal suicidio o da altre forme di morte volontaria? Il martirio è un evento di comunione costituito da una particolare forma di interrelazione tra la morte, l’altro e il dire la verità. Ciò che costituisce la morte come martirio non è la morte come tale, affrontata per fede nella resurrezione, ma una morte che è conseguenza di un dire la verità e che realizza una comunione. L’autore illumina quindi la fenomenologia del martirio a partire dalla fenomenologia dell’atto di dire la verità. L’atto di dire la verità, accolto da qualcun altro nella verità e nell’amore, diventa un evento di libertà; esso è una forma di martirio e rende possibile la comunione, perché rompe la maschera che impedisce la comunione con l’altro. L’autore si chiede se il martirio-come-dire-la-verità in vista della comunione possa avere implicazioni politiche. Egli è convinto che nelle società delle democrazie liberali, nonostante le grandi differenze e le apparenti inconciliabilità rispetto alla forma di comunione vissuta all’interno della chiesa, la capacità di dire la verità renda possibile un’autentica “politica del martirio”, e ne scorge il segno nella manifestazione visibile di forme di comunione politica e di forme di relazionalità che intersecano le profonde e irriducibili differenze che rendono gli esseri umani unici. Nelle osservazioni conclusive l’autore suggerisce che il dono dei martiri all’umanità consiste nel testimoniare che non ci può essere comunione senza martirio, senza una morte (spirituale o fisica) che sia il risultato di una verità detta all’altro. È solo nel martirio che l’amore vince la paura.

LUIGI D’AYALA VALVA

D' Ayala ValvaLuigi d’Ayala Valva (1976, Livorno) è membro della Comunità monastica di Bose. Dopo studi di storia e letteratura greca antica, è entrato nel Monastero di Bose nel 2001, dove svolge attività di ricerca e di traduzione nell’ambito della patristica e dell’agiografia monastica antica, con particolare riferimento all’ambito bizantino. Visita spesso la Grecia e intrattiene rapporti con le comunità monastiche del Monte Athos. Nella comunità è incaricato della formazione dei novizi e collabora con la redazione delle Edizioni Qiqajon e alla newsletter ecumenica per l’ambito ortodosso. È membro del comitato scientifico del Convegno ecumenico di spiritualità ortodossa, organizzato ogni anno a Bose dal 1992, e dell’A.I.E.P. (Association Internationale Etudes Patristiques). Tra le sue pubblicazioni, la traduzione italiana con commento di alcuni dei principali testi della spiritualità monastica bizantina: la Scala di Giovanni Climaco, le Piccole catechesi di Teodoro Studita, i Detti dei padri del deserto (Serie sistematica). Al momento sta per pubblicare la Vita di S. Atanasio l’Athonita.

Иосиф (Павлинчук), иеромонах, Конференция на тему «Мученичество и общение»

С 7 по 10 сентября в итальянском католическом монастыре Бозе проходил 24 симпозиум-конференция посвященная православной духовности. Тема нынешней конференции была посвящена новомученикам и озаглавлена «Мученичество и Свидетельство». В конференции принимали участие представители всех Поместных Православных Церквей, священнослужители, ученые, богословы, преподаватели, студенты католических, православных и протестантских университетов.

Всего за 4 рабочих дня было представлено 20 докладов, не считая зачитанных приветствий и поздравлений, адресованных к участникам конференции. Ниже приведу небольшие заметки, сделанные во время презентации некоторых докладов.

7 сентября, конференция началась с выступления настоятеля Бозской общины Ензо Бьянки. В своем выступление отец настоятель сделал небольшой анализ слова Мартир-Мученик. Он показал, что только Иисус Христом является в высшей и абсолютной форме Мучеником-Свидетелем. Его ученики и последователи тоже свидетели, но уже как отражение Христа.

Далее в своем докладе-размышлении, отец Ензо задается вопросом: «почему они (мученики) свидетельствовали о своей вере даже до смерти? Почему становились мучениками?»

Он же и отвечал на поставленный вопрос: «Потому что у них был смысл жизни и смысл их жизни было свидетельство.

Христианские мученики не стремятся к славной смерти, они не жаждут смерти, но идут к смерти не обращаясь озлобленно с мучителями и не презираю современную жизнь. Они принимают с радостью смерть ибо следуют за Иисусом.

Это акт не против кого-то, это жест во имя торжества правда, чтобы мир и любовь были сильнее смерти.

На Западе сейчас нет явной опасности, гонений и условий для мученической смерти, но есть другие опасности. Идеология ненависти к христианству процветает и захватывает общество. Почему это происходит? Потому что наше поведение не соответствует христианской проповеди. Мы должны увидеть и осознать это прежде всего для себя.

Дорогие гости и участники конференции, мы хотим выслушать голос мучеников Ваших Церквей. Обратимся к Святому Духу, чтобы Он нас просветил, очистил и соделал достойными наших предшественников. Ей гряди Господи Святый Душе, да соединимся со Христом Господем нашим».

Сразу после выступления отца Ензо, было зачитано митрополитом Бельгийским Афинагором (Пекстандтом) приветственное слово Вселенского Патриарха Варфоломея (Архондониса). В своем слове патриарх Варфоломей отметил, что великая радость для всего православного мира и особенно для Константинопольского патриархата, что подобная конференция имеет место. «Мученичество и общение неразрывно связаны друг с другом.

Общение является мотивацией свидетельства. Цель мученичества свидетельствовать даже до смерти. Но мученичество не может быть само по себе, оно должно соответствовать самой сути христианской жизни и быть в единстве (солидарности) с другими христианскими добродетелями. Мученичество это наше призвание».

Из всех приветствий и поздравлений, постарался записать главные идеи и тезисы представителей Антиохийской, Кипрской, Сербской Церквей, где возможность мученичества – это каждодневная реальность. Предстоятель Албанской Церкви в своем приветственном письме дал богословское осмысление мученичества, а представитель Армянской Апостольсокой Церкви представил позицию Армянкой Церкви, касающуюся канонизации жертв геноцида, которое также считаю ценным привести в данном контексте.

Вместе с приветственным словом, патриарх Антиохийский Иоанн (Язиджи) подготовил доклад: «Кровь мучеников - семя общения», они были зачитаны Порфириосом Жеоржиосом, представителем Антиохийского Патриарха.

«Дорогие мои, от апостольской Антиохийской Церкви Вам Божие благословение.

«Ибо я думаю, что нам, последним посланникам, Бог судил быть как бы приговоренными к смерти, потому что мы сделались позорищем для мира, для Ангелов и человеков… Даже доныне терпим голод и жажду, и наготу и побои, и скитаемся, и трудимся, работая своими руками. Злословят нас, мы благословляем; гонят нас, мы терпим; хулят нас, мы молим; мы как сор для мира, как прах, всеми попираемый доныне» 1 Кор. 4. 9, 11-13.

Эти слова описывают состояние Антиохийской Церкви. Действительно после языческих гонений первых веков, наша Патриархия подверглась наибольшим нападениям, разорениям, гонениям под сенью завоевателей. Однако, Восточная Церковь осталась открытой ко всем, заботясь, даже о гонителях и покрывая все христианкой любовью. Войны разрывают наше общение.

Сколько могут продолжаться войны иностранцев, людей совершенно безразличных и чуждых нашим ценностям и истории, на нашей земле? Эти войны разрушают мир не только в Сирии, но во всем мире.

Наш народ любит мир и понимает что насилием невозможно построить добрый, демократический мир.

Культура диалога должна смести культуру меча.

Почему оружие всех больших держав направлены против нас?

На Сирии сбываются пророческие слова «Рахиль плачет о чадех своих и не желает утешиться, потому что их нет». Как могут политические лидеры заботиться только о своих выгодах? Мир лежит в безумии. Сегодня мы нуждаемся в поиске диалога и единства.

Глобализация может объединить в экономической и социальной области, но в этике мы раздроблены. Не пора ли нашим богословам понять, что наши схизмы делают бесценными наши принципы. Как можем мы быть услышаны, если наше понимание веры не излучает любовь? Как сможем мы свидетельствовать?

Кровь мучеников – закваска. Мученик свидетель любви. Страдает один, страдает все тело. В наши дни христианство распято на Кресте Ближнего Востока.

Мученики разных стран, как бы говорят нам, что Господь призывает все быть едиными. Мы можем поклониться коптским, эфиопским мученикам, убитым во имя Господа.

Мученики соединились с Владыкой славы и они побуждают нас подумать о христианском единстве. Кровь мучеников призывает нас к достижению единства Церкви. Сможем ли мы это осуществить или будем только хвастаться свой правотой?

Мы должны стремиться к единству. Страдания сближают христиан и Церкви. Думаю, сегодня уместно говорить об экуменизме раскаяния, метанои. Чтобы обновить наш ум, чтобы вылечить разум, нужно измениться. Будем молиться друг о друге, чтобы Господь сохранил нас от распрей, раздоров, нестроений и чтобы даровал нам силу сблизиться, где «будет Бог все во всем» (1 Кор. 15, 28).

В дискуссиях не раз упоминался доклад патриарха Иоанна и его воззвания.

Приветствие от предстоятеля Кипрской Православной Церкви, архиепископа Хризостома (Энглистриотиса) было зачитано епископом Месиорийским Григорием. Вот краткое содержание этого приветствия.

«На протяжение веков мы жили в гонениях, но мы сохранили веру. Половина острова вот уже 40 лет находится под турками. С особой радостью приветствуем 24 конференцию и благодарим братство Бозе за гостеприимство и любовь.

Мученичество главный элемент Церкви Христовой. Наблюдая исторический путь христианства, видим что это реальность Церкви. Кровью мучеников как «багряницею и висоном» украшена Церковь. Священники, монахи и миряне переживают и продолжают переживать мученичество крови или мученичество совести.

Ближний Восток в состоянии войны. Вывести его из этого состояния может только Диалог и Добрая Воля наших современных политических лидеров. Совесть и христианская идентичность подвигает нас действовать во имя мира.

Желаем успеха в работе всем участникам конференции».

Приветственное слово митрополита Албанского Анастасия (Яннулатоса) было зачитано епископом Билисским Асти (Бакаллбаши). В этом приветствии дается богословское осмысление мученичества.

«Мученичество связано с явлением Духа Святого «Вы примете силу, когда сойдет на вас Дух Святый; и будете Мне свидетелями в Иерусалиме и во всей Иудее и Самарии и даже до края земли» (Деян. 1. 8). Христианин призван свидетельствовать о силе Божией, даже ценой крови. В этом контексте слово «свидетель-мартир» может использоваться в обоих смыслах: 1. Свидетельство и 2. Мученичество. Основоположник мученичества является Христос. Когда мы исповедуем веру в «апостольскую Церковь», мы должны понимать под словом «апостольская» и еще одну составляющую сторону апостольского служения, а именно «мученическую». Невозможно принадлежать Церкви мучеников, не будучи гонимым, отверженным. Мученичество это полнота общения со Христом. Христианин принимает все трудности и испытания жизни сей. Воскресение находится в самом Кресте. Не должно быть гнева на мучителей. «И если я раздам все имение мое и отдам тело мое на сожжение, а любви не имею, нет мне в том никакой пользы» (1 Кор. 13.3) Любовь и без мученичества соделовает учеников Христовых, а мученичество без любви теряет смысл.

«Но как вы участвуете в Христовых страданиях, радуйтесь, да и в явление славы Его возрадуетесь и восторжествуете. Если злословят вас за имя Христово, то вы блаженны, ибо Дух Славы, Дух Божий почивает на вас» (1 Петра 4. 13-14).

Желаю чтобы материалы конференции были полезны для современного диалога о мученичестве».

Во второй половине дня был зачитан профессором Фессалоникийского университета Петросом Василиадиссом, доклад профессора Вустерширского Университета (Великобритания), Пантелеимона Манусакиса «Дух, источник и единственная поддержка христианского свидетельства».

В этом докладе профессор сделал всесторонний анализ термина «Мартир». «Технический смысл «мартириоса» - в динамике. Это когда кто-либо желает страдать и умереть за свою веру. Имеются два значения этого слова предшествующие его употреблению в христианстве. 1. Свидетельство в юриспруденции. 2. Напоминание перед другими о своих убеждениях. В христианстве «Мартириос» приобретает и третье значение: 3. действо Духа Святого.

Таким образом, из Священного Писания мы открываем для себя, что «Мартирос» в высшей степени этого слова – сам Бог. Именно Бог свидетельствует Израилю и всему человечеству, что Он Бог, принимающий участие в нашем мире. Его избранный народ сохраняется в исторической перспективе. (Исх. 16.)

Важно подчеркнуть, что в латинском языке «Martyr» родственное слово «Memoria» – память;

Ис. 23. 22. вы будете у Меня народом избранным из всех племен, ибо вся земля Моя; вы будете у Меня царственным священством и народом святым. Вы мои свидетели и я Господь Ваш Бог.

Общение которое Господь заповедует через свидетелей.

Христос является Скинией, Свидетелем, Истиной, на которую указывали апостолы, но это не тавтология. "Если Я свидетельствую Сам о Себе, то свидетельство Мое не есть истинно. Есть другой, свидетельствующий о Мне; и Я знаю, что истинно то свидетельство, которым он свидетельствует о Мне" (Ин.5:31,32)

Отче, Я открыл имя Твое человекам, которых Ты дал Мне от мира; они были Твои, и Ты дал их Мне, и они сохранили слово Твое. (Ин. 17, 6.) Отец свидетельствует о Сыне. Верующие в Сына Божия имеют свидетельство в себе.

Дух Святой тоже свидетельствует о Христе «Когда же придет Утешитель, Которого я пошлю вам от Отца, Дух истины, Который от Отца исходит, Он будет свидетельствовать о Мне». (Иоан.15:26) Свидетельство о Боге истинном.

Мученичество вписывается в тринитарное сообщество. Мученичество свидетельствует о правде, о реалиях иного мира. Оно напоминает о Другом.

Мученичество и Дух Святой.

Создание и история мира является для нас исходным Божиим свидетельством.

Израиль призывает быть подтверждением присутствия Божия в истории.

Апостолы становятся мучениками Христовыми. Первомученик Стефан не был при Кресте, но стал первым мучеником

Какой критерий мученичества? Кто мученик?

Мученичество – это форма свидетельства. Это свидетельство о своей вере, это посвящение своей жизни Богу. Никто не может свидетельствовать что Христос есть Спаситель без Духа Святого. Только в Духе Святом возможно свидетельство. Свидетельство невозможно для самого себя. Движение экстаза не может порождаться само по себе – это результат переворота внутреннего. «И поведут вас к правителям и царям за Меня, для свидетельства перед ними и язычниками». (Мф. 10.18) Только в Боге возможно свидетельствовать. «И уже не я живу, но живет во мне Христос» (Гал. 2.20). «Ибо кто хочет душу свою сберечь, тот потеряет ее, а кто потеряет душу свою ради Меня и Евангелия, тот сбережет ее». (Мр.8:35) - это является свидетельством истинным. Мученики не свидетельствуют о себе самих, они если и страдают или «теряют душу» ради Евангелия, то отдают ее в руки Божии, прежде чем отдать ее в руки мучителей. Свидетельство – означает общение и с Богом, и с людьми».

Доклад архиепископа Иова (Геча) был посвящен роли и месту Константинопольского Патриархата в христианской семье: «Свидетельство и служение Вселенского Патриархата». Представив детальную картину подготовки и проведения всеправославного собора, архиепископ Иов заключил свое выступление размышлением об экуменизме покаяния.

«Экуменизм покаяния, готовы ли мы к этому? Насколько далеко мы готовы идти по этому пути? Нужно иметь ввиду, что без покаяния не возможен диалог. Диалог как открытость к другим, как служение, как обмен, как понимание своих слабостей. Нет синодальности (соборности) без первенства, первенство теряет смысл вне соборности. Собрание без президента это толпа.

Покаяние это наше отношение к Богу. Бог требует от нас этого. Покаяние это выход из греха, из привычного состояния пассивной стабильности. Все мы и на Востоке и на Западе нуждаемся в таком выходе. Встретить другого, посмотреть в лицо другому. Конечно же, нам следует вспомнить результаты всеправославного Синода (Собора), прошедшего этим летом на Крите. В этом контексте, следует подчеркнуть, что мы осуждаем гордость и превозношение. Даже слабые и немощные страдают гордостью и нам следует покаяться в этой гордости».

Доклад доктора Фессалоникийского университета, Екатерины Цалампуни, был на тему: «Блаженны вы, когда будут поносить вас и гнать и всячески неправедно злословить за Меня. (Мф 5. 11) Учение Христа о гонениях и мученичестве».

В своем докладе особое место было уделено мученичеству святого Поликарпа Смирнского. Старец характеризуется как мученик, которому все подражать хотят. «Поликарп ожидал [страдания], подобно Господу, до тех пор, пока не был предан, дабы и мы подражали ему». (Мученичество святого Поликарпа 1.3)

«Огонь, приняв вид свода, подобно корабельному парусу, надутому ветром, оградил вокруг тело мученика, и оно, находясь посредине, было не как тело сожигаемое, но как испекаемый хлеб или как золото и серебро, разжигаемое в горниле. Мы чувствовали такое благоухание, как будто пахло ладаном или другим драгоценным ароматом». (Мученичество святого Поликарпа 15.2) Образ испекаемого хлеба очень ярко переплетается с учением Игнатия Богоносца о хлебе Христовом. Он считал себя пшеницей Господа, которую должны смолоть зубы зверей, чтобы, в конце концов, стать ей чистым хлебом. Таким образом, мученичество, у Поликарпа и Игнатия, способствует созданию, становлению человеческого бытия в материал Евхаристии.

Привычные технические богословские термины становятся актуальными. Можно привести множество примеров современного мученичества. «Блаженны вы, когда будут поносить вас и гнать… Радуйтесь и веселитесь, ибо велика ваша награда на небесах: так гнали и пророков, бывших прежде вас». (Мф 5, 11-12.) Является ли это отдельным утверждением или же занимает центральное место в Евангелии?

Блаженства это перечень каким должен быть христианин.

Тема Царства и гонения за Истину имеет глубокий богословский смысл. Связь между гонением и страстью Христовой очень тесна. Богословское осмысление мученичества в ранней Церкви.

Интересно отметить, что тема Царствия Божия присутствует и в начале, и конце Блаженств. Связь пророков с апостолами и мучениками указывают на преемственность, особенно в страданиях. Гонения и скорби служили катехизацией ранней христианской общины.

Отсюда вытекает, что гонения и христианская идентичность взаимосвязаны».

Доклад преподавателя Свято-Тихоновского Православного Университете, Георгия Захарова, был посвящен теме ««Omnes in Christo unum sumus». Мученичество и единство Церкви у святого Амвросия и латинских отцов IV-го века».

В своем докладе Захаров раскрыл тему преемственности в Церкви. «Что есть Церковь если не собрание всех святых? - задается вопросов докладчик. «Мученичество как высший подвиг святости почитается наряду с апостольским и пророческим служением.

В IV-м веке, борьбу за Никейский символ можно считать как преемственность в мученичестве. Новое гонение более страшное чем раннехристианское претерпевали святители и исповедники веры от своих же собратий. В IV-м веке гонимые епископы ссылались, изолировались, преследовались. Идея мученичества – это идея свидетельства. Память о мученичестве, как связь с ними.

Мученики удостаивались знаков победителей: пальмовая ветвь, венец. Столица империи символически ассоциировалась с мучениками. Рим – город мучеников. Они граждане этого города и граждане Царствия Небесного.

Святитель Амвросий Миланский предстает как отдельная фигура в теме мученичества. Он раскрывает тему мученичества, как общение между христианами. Связь с мучениками проходит через их почитание здесь и сейчас. Мученики защитники народа. Сохраняющие девство ради Бога, тоже мученики, как и воплощающие в жизнь призыв к святости. Предание, верность апостольскому свидетельству, святость жизни критерии подлинности мученика. Гервасий и Протасий Миланские: память о мучениках дает возможность Церкви быть всегда Церковью мучеников. Обретение их мощей Амвросием Медиоланским в 386 году ознаменовало окончательное торжество Православия над арианством в Милане».

На следующий день, 8 сентября, профессор Дурхманского университета, отец Андрей Лутх, продолжил тему исповедничества, докладом: «Поиск общения и свидетельство Истины. Максим Исповедник и папа Мартин V».

Главные тезисы доклада: гонения христиан претерпеваемые от самих христиан. Максим и Мартин. Общение в Истине (Правде).

Вопросы двух волей и двух действий во Христе. Противостояние Максима не только богословское, но и политическое. Он был против имперской политике проводимой Константом II. Его страдания – это страдания за истину.

Максима обвиняли в мятеже, ему указывали на письма в которых имелся призыв к перевороту. Его обвиняли во снах. На все обвинения он достойно оппонировал. «Я не могу контролировать своих снов» - отвечал Максим. В своей защите он указывал, что император не может рассматриваться как священник. Царь не предстоит алтарю, не совершает таинств. Однако решающим аргументом послужило то, что царь на ектении поминается после епископов. Интересно отметить замечание А. В. Карташева, что в Русской Церкви император поминался перед архиереями, поэтому этот аргумент не имел бы силы, а наоборот подтверждал бы позицию обвинителей.

Высказывания Максима приведенные, докладчиком: «Раскалывается Церковь, утверждая монофелитство. У меня нет собственного учения. Я ориентируюсь на Церковное учение». Максим яростно осуждал Типос и тех кто его поддерживал: «Если вся вселенная начнёт причащаться с Патриархом, я не причащусь с ним. Дух Святой анафематствовал чрез апостола даже ангелов, вводящих что-либо новое и чуждое проповеди (евангельской и апостольской). Какой Церкви принадлежат общины Александрийская, Антиохийская, Иерусалимская, Римская ? Семя благочестия должно сохраниться в Риме. Нельзя отказываться от правды ради комфорта. Общение может быть только в Истине.

Правда – дар Божий ради мира во всем мире».

Приветствие патриарха Сербского Иринея (Гавриловича), было зачитано епископом Австрийско-Швейцарским Андреем (Чилерджич). В этом приветственном слове патриарх затронул актуальную тему об отношении к беженцам. «Может ли произойти с нами тоже самое? Преследования христиан усугубляются. Мы убеждены что живем в безопасности, что современные мученики живут от нас отдельно. Однако, прославляя мучеников, христиане видят в этом источник вдохновения и мы сами как бы выходим на передовую».

Доклад Папатанасиу Атанасиоса, профессора Афинского университета, «Я пшеница Божия» (Святой Игнатий Антиохийский). Евхаристическое пространство и общение мученика» был записан мной полностью и с ним можно будет ознакомиться в отдельной статье. Главной проблематикой доклад был вопрос : «Какая разница между мучеником и героем?»

Между докладами велась оживленная дискуссия. Ниже приведу несколько вопросов, касающихся общей тематики и обсуждаемых докладов.

«Вопрос: Как понимать (принимать) не христианских мучеников ?

Ответ: Это пространство таинственной любви Бога. Любовь как действенный акт. Обширная тема для дискуссии, которой может быть посвящена целая конференция. В предании Ранней Церкви этот вопрос был поставлен и на него был дан ответ в творениях Иустина Философа.

Доктрина «семенного Логоса» Иустина выражает основополагающую идею как апологетики, так и всего миросозерцания раннехристианского писателя. Прямая связь Иисуса Христа как вечного Логоса с миром и каждым человеком, включены в пространственно-временное историческое становление. Об этом мы читаем в следующем пассаже Иустина: «Мы научены, что Христос есть перворожденный Бога, и что Он есть Слово, коему причастен весь род человеческий. Те, которые жили согласно с Словом, суть христиане, хотя бы и считались за безбожников: таковы между эллинами – Сократ и Гераклит и им подобные, а из варваров – Авраам, Анания, Азария, Мисаил, Илия и многие другие…». Появилось такое богословие в первые века в сложных условиях городов. Христианство распространялось в городах и не сразу вошло в сельские местности. Прошло переосмысление самого принятия христианства. Утверждение что христианином можно родится ложное. Сама динамика ложна.

Вопрос: Возможно ли поминать на богослужении не христианских мучеников ?

Ответ: Имеется пример внесения в святцы 14 тысяч Вифлеемских мучеников. Это был смелый шаг. Имеются ли другие примеры ? Сложно ответить.

Вопрос: Что готовит к мученичеству?

Ответ: Церковь всегда готова к мученичеству. Каких либо предвозвестников мученичества нет, это может произойти и в благоприятные и в плохие времена. Мученичество это акт жертвенной любви.

Вопрос: Как быть с теми мучениками, которые еще не канонизированы?

Ответ: Это большой вопрос, который очень рано появился в христианской Церкви. На Западе и на Востоке были разные отношения к нему. На Западе сразу все почитают и признают явных мучеников. На Востоке, вопрос канонизации проходил и проходит долгую процедуру подготовки и провозглашения святых. Вначале канонизация совершается в Поместных Церквях, как местночтимых, затем постепенно имя мученика вносится в святцы сестринских Церквей.

9 сентября, было обращено к участникам конференции приветствие католикоса Армянской Апостольской Церкви Гарегина II (Ктрича). Оно было представлено, архиепископом Нафаном Ховханисианом. В своем выступлении он отметил, что мученичество армянских христиан это реальность продолжающаяся даже по сей день. В ХХ веке Армения облилась кровью. Во-первых, это страшный геноцид 1915 года, а затем последовал коммунистический террор.

«К столетию геноцида в 2015 году были канонизированы жертвы этой гуманитарной катастрофы. Это еще одна победа веры над смертью. Мученики это святые для всех вне зависимости от конфессий. Современные Церкви должны сделать все что бы больше не повторились события, имевшие место в ХХ веке» заключил докладчик.

Доклад Богдана Тэтару-Казабана, румынского посла в Ватикане, «Гонения за Христа, как повод для общения. Монах Николай Штейнхард и его «Дневник блаженства (счастья)»» был зачитан насельником Шеветонского монастыря, Мишелем ван Пари, лично знавшим отца Николая.

Вначале несколько слов об отце Николае Штейнхарде (29 июля 1912 - 30 марта 1989). Это христианский писатель румынско-еврейского происхождения, принявший христианство, а затем и монашеский постриг (1980 год) в монастыре Святой Анны, Рохия (Трансильвания, Румыния). Получил прекрасное образование, защитив докторскую диссертацию по Праву в Бухарестском Университете. В совершенстве владел английским, французским. Сделал много переводов и авторских публикаций. В 1960-1964 годах находился в заключении, где и обратился в православие. Как он сам позднее будет вспоминать: «это событие (т.е. арест и заключение) отодвинули любые сомнения, колебания, страх, лень, дезориентацию и ускорили принятие жизненно важного решения – готовность крещения». 15 марта 1960 года, в тюрьме Жилава, иеромонах Мина Добзей крестил Нику-Аурелиана (так его назвали родители), крестным отцом при крещении был Эмануэль Видрашку (коллега по партии, бывший руководитель кабинета маршала Антонеску), а в качестве свидетелей были два римо-католических, два униатских и один протестантский священник. «Этим самым, таинство крещения приобрело экуменический характер», вспоминал в своем дневнике о. Николай.

«Дневник блаженства или счастья» это сложная композиционная идея, где автор представил свой духовный опыт, чередуя его воспоминаниями из заключения и воспоминаниями юности. Дневники несколько раз конфисковался румынской тайной полицией Секуритате (Securitate). О. Николай сумел, однако, скрыть, копию третьей версии, и этот текст был опубликован в издательском доме Dacia Клуж (1991, 1992). Начиная с 2005 года его Дневники издаются в издательстве монастыря Рохия. «Дневник» это огромное достижение современной мировой литературы. В нем представлены гонения за Христа, и та связь которая соединят христиан разных конфессий и церквей.

В его дневникам представлены три типа политических заключенных:

Мертвые для мира

Принявшие маргинализацию и смирившиеся с этой позицией

Нашедшие силу в себе бороться против системы.

Штейнхард это лик румынского православия ХХ века.

Тому кто познал опыт несправедливости присуще желание разделить радость жизни с другими.

«Он отказался сотрудничать с Секюритэ имея в сердце живое чувство справедливости, укоренившееся в его еврейском сознании» - заключил свое выступление докладчик.

Доклад Лидии Головковой: «Жизнь Елизаветы Феодоровна: Любовь и Милосердие» был встречен с огромным интересом.

Докладчица отметила некоторые, важные вехи в жизни преподобномученицы: 1874 год рождения, 1888 год посещения Иерусалима. Княгиня делилась своими впечатлениями: «как хорошо быть здесь похороненным» и это ее желание исполнилось, но в очень трагических обстоятельствах.

Отец не дал разрешения на принятие православия. Она все же настояла на этом, приняв православие через миропомазание. Своему мужу говорила: «твоей народ – мой народ, твой Бог – мой Бог».

Гибель Сергея Александровича Романова (1905) кардинально изменило ее жизнь. С этого момента она всецело посвятила себя делам любви и самопожертвования.

Елизавета Феодоровна посетила убийцу своего мужа в темнице и просила у императора помилование для него, но оно было отклонено.

В Бари ее заботами был построен русский православный храм. Но самые большие благотворительный постройки были сделаны в Москве. Она всеми силами старалась поддержать сестер милосердия и врачей, уходящих на фронт первой мировой Войны.

Некоторые ее высказывания: «Для того чтобы стать счастливой нужно осчастливить тех кто рядом с тобой. В моей жизни столько радости. Я хочу работать для Бога и в Боге для старждующего человечества».

Она мечтала о постройке обители милосердия. Подобного еще не было в России. Покровителем обители были выбраны равноапостольные сестры Марфа и Мария.

Сестры обители жили в городе. Первые один, два или три года они проходили испытания и лишь затем принимались в обитель. Диакония сестер не была одобрена Святейшим Правительственным Синодом и императором.

Великому русскому художнику и живописцу М. В. Нестерову принадлежит дизайн храмов и облачений Марфо-Мариинской обители.

В обитель поступало до 12 тысяч просьб в год и почти все получали положительный ответ.

Интересное отношение Елизаветы Феодоровны к смерти Распутина. «Убийство Распутина можно расценивать как патриотический акт», писала княгиня.

Через два часа после визита патриарха Тихона, княгиня Елизавета и ее келейница Варвара, были арестованы и увезены в Алапаевск. Там они были сброшены в шахту и взорваны.

«Ее жизнь и смерть предельно ярко раскрывают человеческую доброту и человеческую неблагодарность. Ее жизнь, в особенности после убийства мужа, была всецело посвящена служению ближним» заключила свое выступление Головкова.

Доклад историка, философа, общественного деятеля, директора Центра европейских гуманитарных исследований Национального университета «Киево-Могилянская академия», Константина Сигова, был посвящен отцу Александру Глаголеву. «Жизнь одной общины в период гонений. Священномученик Александр Глаголев (1872-1937)»

В своем докладе автор особое внимание уделил деятельности отца Александра в советском Киеве. «С его именем связана деятельность «Киевской богословской школы», Религиозно-просветительского общества и разнообразных общин, которые объединяли таких разных людей, как профессоры КДА В.И. Экземплярский и П.П. Кудрявцев, В.В. Зеньковский, прот. Михаил Эдлинский, архимандрит Спиридон (Кисляков), Анатолий Жураковский – горячий проповедник и основатель известной общины, которая стала в 30-е годы ядром «катакомбной церкви» в Киеве, и духовный глава церковного подполья архиепископ Антоний (Абашидзе). Протоиерей Александр Глаголев был настоятелем церкви Николая Доброго на Андреевском спуске в Киеве, совмещая пастырскую, педагогическую и научную деятельность. 25 ноября 1937 года о. Александр был расстрелян».

Тамары Грдзелидзе, посол Грузии в Ватикане, представила доклад на тему: «Мартиролог ХХ века. Церковь Грузии». В своем докладе автор раскрыла все особенности гонений в Грузинской Церкви, как и страдания грузинских новомучеников и исповедников. В ее докладе ставился вопрос равновесия между национальным и сверх национальным служением. Убийство в советскую эпоху это не только акт борьбы с врагами народа, это не только вопрос национального характера, хотя часто позиционировался таковым, это и акт смерти за веру, за христианские ценности.

Ей был задан вопрос: Как относится к тому что в Гори сохраняется памятник Сталину? Ответ: Его следует воспринимать как местное проявление политизированных руководителей, а не как общую тенденцию грузинского народа, желающего увековечить память Джугашвили.

В последний день симпозиума были представлены два доклада кардинала Курта Коха «Совместное свидетельство, надежда единства» и профессора Ньюйорского Университета Аристотеля Паниколау«Христианские мученики – приношение (дар) человечеству». «Бог проявляется в этом мире посредством христиан, которые придают Евангелию человеческий образ», - подчеркнул кардинал. «Мученик – это тот, кто своей жизнью свидетельствует «о Слове Крестном», о Христе. Это свидетельство заключается в очень малом, « говорить правду», которая разрушает все маски лжи и закладывает основу всех человеческих отношений», ему вторил профессор. Эта истина Бога, которую мученик врастает в себя и произносит, является Истиной общения, Истиной исходящей от Троичного Бога и распространенной в Теле - Церкви Христовой и во всем мире в целом.

В заключении были прочитаны выводы сделанные насельником Бозской общины, членом научного комитета, Луиджи д'Аяла Вальва. Он отметил, что «представленные доклады и приветственные слова глав и представителей церквей, открывают образ мученика как того, кто приглашает «выйти из себя» и победить « эгоизм – мать всякой ереси », из слов архиепископа Тиранского Анастасия. По этой причине, память мучеников любой конфессии – это призыв к общению, к экуменизму покаяния, который « мы получаем из будущего, от Бога », как обещание и ответственность».

 

Подобные конференции дают возможность собраться и совместно обсудить многие богословские, социальный, этические вопросы современности. Они помогают найти и обосновать ответы не только для узкого круга специалистов, историков, клириков, но для всех людей доброй воли, размышляющих об острых вызовах эпохи. Представленные доклады являются источником вдохновения и надежны, актуализирующие Евангельский призыв «свидетельства», «будете Мне свидетелями в Иерусалиме и во всей Иудее и Самарии и даже до края земли». (Деян 1, 8)

 

Иосиф (Павлинчук), иеромонах