La dolcezza penitenziale

Photo by Evie S. on Unsplash
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I periodi quaresimali sono considerati dolci dalla chiesa. Il venerdì che precede la domenica di carnevale cantiamo: “Iniziamo il digiuno con gioia!” e leggiamo ad alta voce dall’Antico Testamento:

Così dice il Signore dell’universo: “Il digiuno del quarto, quinto, settimo e decimo mese si cambierà per la casa di Giuda in gioia, in giubilo e in giorni di festa” (Zc 8,19).

Per quale ragione le liturgie dal tono più penitenziale sono ritenute così spesso le più belle, addirittura gioiose? La gente non aspetta altro. Nei primi giorni della quaresima ci sono liturgie vespertine in cui si canta il Grande canone di Andrea di Creta, che inizia così:

Da dove cominciare il lamento
sulle azioni della mia miserabile vita? …
Vieni, o misera anima, con la tua carne confessa al Creatore di tutto,
e lascia ora la tua stoltezza passata
e offri a Dio lacrime in pentimento.

Il testo elenca tutti i peccatori dell’Antico e del Nuovo Testamento. A seguirne le parole, si finisce per confessare che i nostri peccati sono peggiori dei loro. Il canone menziona altresì tutti gli uomini e le donne virtuosi della Bibbia, e cantandolo si scopre di non essere riusciti a imitarne la bontà. Le tonalità musicali sono cupe e le luci sono basse, limitate talvolta alle sole candele.

Chi mai può voler prendere parte a una liturgia così stucchevole? Sembra che molti lo vogliano. Le liturgie in cui si canta il canone sono tra le più frequentate in molte delle parrocchie di cui ho fatto parte. Artisti, bancari, accademici, dottori, lavoratori edili, insegnanti e amministratori vi partecipano. I miei figli, quand’erano adolescenti, volevano assolutamente essere presenti: “La mia liturgia preferita!” (cito letteralmente) …

Un tema ricorrente di questo canone è la bellezza interiore della persona umana: pur essendo oscurata dal peccato, è tuttavia possibile ripristinarla. È questo che chiediamo:

Mediante l’amore per il piacere …
la mia forma è stata deformata …
e la bellezza del mio essere interiore
è stata rovinata …
La donna cercò in tutta la sua casa
la moneta smarrita finché non la trovò …
Ora la bellezza della mia immagine originale
si è perduta, o Salvatore …
seppellita sotto le passioni …
vieni e, come fece lei, cerca di ristabilirla.

Secondo l’idea penitenziale della chiesa Cristo viene a restituire la bellezza che abbiamo rovinato e a noi è data la possibilità di partecipare a tale opera di ripristino.

Le liturgie comprendenti il Grande canone sono volutamente speciali. In esse si può cogliere come il ciclo liturgico della chiesa sia un vero e proprio capolavoro di conduzione pastorale. Non ci si addentra altrettanto profondamente nella nostra compunzione lungo l’anno liturgico nella sua globalità: se così fosse, ci risulterebbe insopportabile. Bisogna serbare un certo equilibrio. Durante i tempi di digiuno, ci si concentra sulla nostra responsabilità riguardo al peccato. Ma non bisogna mai perdere di vista la nostra bontà, creata da Dio, ripristinata nel suo Figlio, mediante lo Spirito santo. La liturgia della chiesa è pensata per mostrarci come digiunare e come fare festa, come piangere e come rallegrarsi. Essa dischiude i nostri cuori all’accettazione sempre crescente di queste realtà. Perché finché non le avremo lasciate entrare in noi, ci sfioreranno appena.

da P. Bouteneff, Come essere peccatori?, Edizioni Qiqajon 2020