Sì, io ti amo!
Quando si prende coscienza del proprio peccato, sono due i pericoli da evitare: da un lato quello di cadere nella disperazione, dall'altro, al contrario, quello di assuefarsi alla propria condizione. Si ripensi al racconto evangelico in cui Pietro si vanta dicendo che avrebbe seguito il suo Salvatore fino alla morte e che nessuno avrebbe potuto allontanarlo da Cristo. Una volta che il Salvatore fu gettato in prigione, citato a comparire dinanzi a un tribunale iniquo, si avvicinò a Pietro una giovane serva che non poteva arrecargli danno se non a parole, e che gli chiese se per caso non fosse discepolo di Gesù il Nazareno. Ed egli lo negò per tre volte! Poi si allontanò, uscì nel cortile, ma voltandosi, attraverso una finestra aperta, il suo sguardo incontrò quello del Salvatore, e allora pianse amaramente.
Solo quando Pietro viene improvvisamente travolto dalla vergogna per il suo rinnegamento, il suo tradimento, la sua viltà, la sua infedeltà, le sue affermazioni spavalde, solo allora il suo cuore cade in preda all'orrore ed egli si allontana colmo di amarezza. Ma quando incontra di nuovo il Salvatore, questi non gli dice: "Non hai vergogna? Come osi presentarti dinanzi a me dopo avermi rinnegato tre volte?". No, Cristo gli fa invece un'altra domanda: "Pietro, mi ami tu più di costoro?" (cf. Giovanni 21,15-19), cioè degli altri apostoli presenti in quel momento. Ma una tale domanda, se cioè Pietro ami Cristo, dal momento che tutto mostrerebbe che non lo ama perché l'ha rinnegato, può davvero essere posta? Si può addirittura dire che Pietro sarebbe capace di amarlo più degli altri discepoli? Questi ultimi non l'hanno certo rinnegato: sì, sono fuggiti, ma non sono arrivati al punto da rinnegarlo. Se almeno Pietro si fosse ricordato delle parole pronunciate dal Salvatore in un'altra occasione: "Colui al quale si perdona molto, ama molto" (cf. Luca 7,47)! Se a uno si perdona molto, in lui nasce un amore più grande che in colui al quale si perdona poco. La questione si pone in questi termini: "Tu hai peccato più gravemente degli altri, e questo può esserti perdonato; il tuo amore sarà all'altezza di questo perdono? Saprai amare a tua volta più di colui che ha peccato meno di te?". Ciò che qui è in gioco è l'amore, perché il Signore sonda le profondità dell'uomo, e non si ferma alle apparenze esteriori come facciamo noi. Quando un uomo compie una certa azione, pronuncia una certa parola, noi interpretiamo quell'azione o quella parola a modo nostro. Cristo invece vede nel profondo, e sa quale uomo si nasconde dietro quella tale azione o parola. Non si lascia sviare da ciò che appare in superficie, o sembra addirittura evidente. Ecco perché si rivolge all'essere profondo di Pietro, che per paura si era per un momento chiuso in se stesso, ma poi si era riaperto per la vergogna bruciante, quando era stato bruscamente messo di fronte alla propria coscienza e allo sguardo del Salvatore. A questo punto, tutto preso dalla gioia di trovarsi nuovamente dinanzi al volto di Cristo, di vedere che la riconciliazione è possibile, che tutto è possibile, persino la resurrezione, la risalita dagli abissi della morte, Pietro dice a Cristo: "Sì, io ti amo!". E a tre riprese Cristo lo interroga su questo amore, proprio come in tre momenti successivi Pietro l'aveva rinnegato. E la terza volta Pietro approda finalmente alla consapevolezza di un'altra realtà: il suo amore è nascosto mentre il suo rinnegamento manifesto, e allora si volge verso Cristo dicendogli: "Signore, tu sai tutto! Sai che ti ho rinnegato, ma nell'atto stesso in cui poni il problema dell'amore, questo significa che tu sai che, malgrado tutto, io ti amo... Sì, io ti amo!".
A questo punto si compie il processo del pentimento. Il peccato è stato commesso, c'è stata la caduta, l'uomo ha finito per coprirsi di vergogna; la sua coscienza e lo sguardo del Signore su di lui glielo hanno fatto conoscere. Ed egli ha risposto a quello sguardo e a quel giudizio della coscienza con l'orrore del disgusto verso la propria persona e versando lacrime. Ora l'amore di Dio può rialzarlo.
A. Bloom, {link_prodotto:id=338},
Qiqajon, Bose 2002