Franz Jägerstätter

FRANZ JÄGERSTÄTTER  (1907-1943)
FRANZ JÄGERSTÄTTER (1907-1943)

Nato il 20 maggio 1907 da Rosalia Huber e Franz Bachmeier a Sankt Redegund (Alta Austria), crebbe presso la nonna Elisabeth Huber, perchè i genitori erano troppo poveri per sposarsi. Nel 1917 sua madre sposò il contadino Heinrch Jägerstatter, che adottò Franz. Quando il padre adottivo morì senza figli nel 1933, Franz ereditò la proprietà. Nel 1936, sposò Franziska Schwaninger. Lo studio della Scrittura e la frequentazione della chiesa lo portarono alla convinzione che la sua fede cattolica fosse incompatibile con il nazionalsocialismo. Dopo l’Anschluss dell’Austria alla Germania nazista, il 12 marzo 1938, Jägerstätter rifiutò l’incarico di sindaco che gli era stato offerto. In occasione del plebiscito sull’annessione, il 10 aprile, fu l’unico a votare “no” nel suo paese. Jägerstätter espresse la sua resistenza al nazionalsocialismo non partecipando più alla vita pubblica del paese, rifiutando facilitazioni offerte dal partito nazista.

 Nell’estate del 1940 Jägerstätter venne arruolato nella Wehrmacht, ma dopo pochi giorni potè ritornare alla sua fattoria grazie all’intervento del Sindaco. Nell’ottobre 1940 egli venne richiamato alle armi per la formazione da recluta presso Enns. Là entrò nel Terzo ordine di san Francesco l’8 dicembre 1949. Su richiesta del suo Comune venne dichiarato “indispensabile”, potè tornare alla sua famiglia e divenne in seguito sacrestano della sua parrocchia. L’esperienza negativa nell’esercito e il programma nazionalsocialista sull’eutanasia che conobbe in quel periodo rafforzarono la sua decisione di non tornare alla vita militare. Dichiarò anche apertamente che, come cattolico credente, non poteva prestare servizio militare, poichè lottare per lo Stato nazionalsocialista sarebbe stato contrario alla sua coscienza. Il suo ambiente cercò di dissuaderlo, ricordandogli le responsabilità verso la propria famiglia, ma i suoi principi non vennero indeboliti. Perfino il vescovo della diocesi di Linz lo consigliò di desistere dall’obiezione di coscienza.

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