Europa o cristianità?
Domenica 18 Novembre 2018
Domenica 18 novembre si è tenuta la giornata di confronto con il filosofo Massimo Cacciari sul tema “Europa o cristianità?”. L’incontro, al quale hanno partecipato quasi cinquecento persone, è stato introdotto dal fondatore della comunità di Bose, fr. Enzo Bianchi, che ha ricordato il legame personale che da anni lo porta a condividere con il pensatore affetto, attenzione e lo stesso pensiero anche su tematiche non trattate da Enzo pubblicamente.
La grande rivoluzione che il cristianesimo ha portato è stata quella di introdurre l’età del Figlio, inaugurando così l’età della libertà.
L’Europa ha avuto con il cristianesimo un rapporto che si può definire simbiotico: inseparabile, perché nasce sullo sfondo dell’evento cristiano, ma allo stesso tempo contraddittorio, infatti ha conosciuto momenti di crisi, nel senso di rottura, ma anche di giudizio e di confronto, che hanno portato alla situazione attuale, qualitativamente diversa dalle crisi che si sono verificate nel passato. La prima rottura è avvenuta con l’Umanesimo e il Rinascimento, quando viene meno la grande sintesi che la Scolastica medievale fece tra fede e ragione. I due ambiti diventano autonomi, ma la dimensione civile e politica viene assegnata alla filosofia e la verità è affidata alla scienza, mentre la religione viene tollerata. Con l’Illuminismo, la seconda tappa, si passa dalla tolleranza all’attacco, con la ricerca di “destituire di ogni valore la positività della fede”, ovvero la fede come riedizione della Legge e come autorità ecclesiastica.
La terza tappa si ha con l’Idealismo, che riprende il valore fondamentale cristiano della libertà, con il fine di completarlo nella sua mancata realizzazione: secondo l’Idealismo è la filosofia che invera il messaggio cristiano, la filosofia come scienza capace di trasformare e sottomettere il reale, capace cioè di “potere ciò che vuole”. La critica all’idealismo (la quarta tappa) fatta dalla sinistra hegeliana ha demistificato l’Idealismo, svuotandolo della sua pretesa di inverare il cristianesimo e ponendo la necessità per il raggiungimento della libertà, di “destituire ogni trascendenza”, ovvero di una critica alla religione (tra cui quella cristiana) e della rivoluzione politica.
La quinta fase è costituita dallo gnosticismo, ovvero il credere che il sapere possa comprendere da sé tutto e che anche le forme della religione siano immanenti all’autocoscienza, il che, dice Cacciari, è una condizione peggiore della visione della religione come superstizione che aveva l’Illuminismo. L’ultima tappa è infine la secolarizzazione, che riguarda anche la società odierna. Il rapporto tra ragione e fede è sempre più di indifferenza, e viene meno ogni confronto.
La fede sembra non contare, non interessare più, ma a nome di una nuova religione: il capitalismo.
Una religione, come dice Walter Benjamin, che è uno strano culto, che “prosegue minuto per minuto, non conosce una ritualità particolare, che abitiamo quotidianamente, senza nessun apparato e nessun luogo specifico, universalmente disteso sull’intero pianeta. Il capitalismo persegue uno sviluppo che pensa infinito, senza fine e anche senza un fine. Uno sviluppo infinito in cui siamo tutti collegati da rapporti di scambio in cui siamo tutti debitori”. “Non solo viene meno il fine che era nell’Idealismo e nel comunismo era la remissione dei debiti e della libertà per mezzo della scienza, ma non c’è nessun fine: c’è un eterno progredire in cui siamo tutti debitori”.
“Questa religione è diventata natura. Senza esigenza di entrare in polemica. E tutto può entrare in questa religione.”
I nemici di un tempo si trovano così paradossalmente alleati, gli uni nel difendere la propria tradizione e la trascendenza, gli altri, la necessità del fine. La sfida al giorno d’oggi, conclude il filosofo, è di pensare questa religione: pensare il capitalismo nella sua serietà religiosa.
Nel pomeriggio Cacciari ha dato spazio alle domande che hanno permesso un approfondimento dello scambio soprattutto su questioni di attualità.