Progetto e comitato scientifico

 

Nel rapporto tra liturgia e arte sarà anzitutto necessario chiarire se l’abituale distinzione tra ars religiosa, ars sacra e ars liturgica possa essere d’aiuto. La discussione sarà condotta nel più ampio orizzonte di un’estetica della fede cristiana e della sua espressione nella liturgia. La fede chiede infatti di essere resa percepibile non solo attraverso l’ascolto della parola di Dio, ma anche attraverso gli altri sensi, soprattutto la vista. La dimensione di senso propria della fede cristiana appartiene all’essenza del cristianesimo nella sua qualità di religione rivelata; il mistero dell’incarnazione continua a operare nella struttura sacramentale della Chiesa e della sua liturgia. Questa relazione ha costituto la base teologica che segnò la fine dell’iconoclasmo e rese possibile un’immensa produzione artistica nelle chiese dell’oriente e dell’occidente.

Nella misura in cui l’arte rappresenta un “linguaggio” che può trasmettere l’esperienza della trascendenza, sussiste un’analogia con la liturgia nei suoi linguaggi simbolici verbali e non-verbali. Tuttavia, la liturgia è actio sacra, mentre le arti figurative sono statiche e sospendono l’esperienza dello scorrere del tempo per spostarla nell’intimo dell’osservatore. Questa è da una parte la loro forza, nella misura in cui prolungano, oltre l’istante, l’esperienza dell’incontro con Dio nella parola e nel sacramento. Lungo tutto il corso della storia della Chiesa, tuttavia, perdurano tendenze iconoclaste che vorrebbero mettere fine alla tentazione di voler rappresentare ciò che non si può rappresentare.