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a cura di Luciano Manicardi dal 25 al 30 luglio 2016
Dovremmo imparare a considerarci ospiti dell’umano che è in noi. Ospiti, non padroni. Così potremmo imparare anche ad aver cura dell’umano che è in noi e ad essere solleciti anche verso l’umano sofferente che è nell’altro. L’umano che è in noi è il luogo della nostra immagine e somiglianza con Dio, che ha rivelato il suo volto nell’umanità di Gesù.
1. Una fede umana. Una grammatica dell’umano 2. L’ambivalenza dell’umano 3. La polarità umano/inumano. Il disprezzo e la vergogna 4. La morte e il morire 5. Il comunicare. La parola 6. Vivere il tempo 7. Vivere il quotidiano 8. Corporeità, amore, sessualità 9. Il corpo sofferente. Vivere la malattia
a cura di André Wénin dal 27 giugno al 2 luglio 2016
Sabato mattina si è concluso il corso biblico a cura di André Wenin dal titolo “Abramo insegna al credente a camminare.”
André Wénin è docente di Antico Testamento alla Facoltà teologica di Louvain-la-Neuve (Belgio) e professore invitato alla Pontificia università Gregoriana di Roma. Amico fraterno della nostra comunità da lunghi anni viene spesso a Bose come insegnante a condividere la sua passione per le Scritture e per gli intrecci dei racconti che contengono.
Wenin ha proposto all’ottantina di ospiti presenti questa settimana un’appassionante lettura della figura di Abramo secondo un percorso narrativo che si apre in Genesi alla fine dell’undicesimo capitolo per concludersi al capitolo 25.
Il professore stesso si è definito come “una guida turistica” che ha accompagnato i suoi ascoltatori all’interno di questo monumento letterario e documento storico che è la storia di Abramo e della sua famiglia.
Il biblista ha focalizzato la sua attenzione sull’evolversi della relazione tra Abramo e il suo Dio, Abramo e la sua donna Sara, Abramo e “tutte le genti della terra”. La consapevolezza di essere il portavoce della benedizione di Dio cresce all’interno di una storia (che è poi quella di ciascuno di noi) di lotta tra la bramosia del possesso e la libertà di chi accetta la vita come dono e impara ad affidarsi a quel Dio che mantiene le sue promesse.
Con questa avventurosa storia fatta di inganni, promesse, delusioni e sorprese che rappresentano il complesso fenomeno umano, davvero “Abramo insegna al credente a camminare”.
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a cura di Ludwig Monti dall'11 al 16 luglio 2016
Gesù è venuto a rivelare pienamente e definitivamente Dio e la sua misericordia, attraverso la sua vita umana fatta di azioni e di parole. Per comprendere la misericordia di Dio in verità, cioè secondo Gesù, non possiamo che riandare alle sue parole e ai suoi gesti, sgomberando il campo dalle nostre idee preconcette su Dio. Tutto ciò che Gesù ha detto e fatto per “raccontare Dio” (cf. Gv 1,18), siamo anche noi tenuti a dirlo, a farlo e a crederlo; ma tutto ciò che non ha detto e non ha fatto, anche noi dobbiamo rimuoverlo dalle nostre concezioni su Dio e dal nostro comportamento quotidiano.
“Fare misericordia”, come Gesù ci ha insegnato, è sempre raggiungere l’altro nella sua sofferenza, non guardarlo dall’alto con sentimenti buoni o di pietà. Perché la misericordia accade come evento evangelico solo nel faccia a faccia, nella prossimità, cioè quando accettiamo di rendere l’altro prossimo facendoci vicino a lui. Si tratta di donare all’altro la propria presenza: in questo senso, nessuno di noi può dire di non poter fare misericordia. Ed è questa la via per mettere in pratica lo straordinario compito affidatoci da Gesù: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36).
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a cura di Daniel Attinger dal 4 al 9 luglio 2016
Le formule Io sono nel vangelo secondo Giovanni rivelano alcuni tratti dell’identità di Gesù e vanno comprese in tutta la loro forza. Gesù intende distinguersi dalle parziali o false offerte di luce, di pane, di vita, e insieme svelare all’uomo il senso profondo della sua propria ricerca della luce o del pane o dell’acqua o della vita. Queste parole risuonano come un appello per noi, che siamo chiamati a rispondervi con la nostra vita, facendo nostra l’affermazione di Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me”.
TEMI DELLA SETTIMANA
1. “Io sono colui che sono” (Es 3,14) 2. “Io sono il Messia” (Gv 4,26) 3. “Io sono il pane di vita” (Gv 6,35) 4. “Io sono la luce del mondo” (Gv 8,12; 9,5) 5. “Io sono la porta” (Gv 10,7.9); “Io sono il buon pastore” (Gv 10,11.14) 6. Il processo intentato a Gesù. La venuta di Gesù come giudizio (Gv 7-12) 7. “Io sono la resurrezione e la vita” (Gv 11,25) 8. “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6) 9. “Io sono la vera vite” (Gv 15,1). Excursus conclusivo su “Io sono” in Giovanni
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a cura di Giancarlo Bruni dal 27 giugno al 2 luglio 2016
L’uomo è costitutivamente povero perché riceve la vita da altri; noi siamo radicale dipendenza. Cosa si intende per povertà? È un bene da custodire o un male da eliminare? Possiamo dire una parola di Dio sulle tragiche situazioni umane? La povertà è una dimensione ricca di un ulteriore senso: è segno del passaggio di Dio nella storia e del suo progetto sulla storia. Cosa significa una chiesa povera, fatta di poveri e per i poveri?
TEMI DELLA SETTIMANA:
1. Le figure della povertà 2. Beati i poveri in spirito 3. Povertà e poveri nella Bibbia 4. La figura del povero nella Bibbia 5. La salmodia del povero 6. Gesù e la povertà (I) 7. Gesù e la povertà (II) 8. I poveri nelle prime comunità cristiane 9. Chiesa e povertà
I temi maggiori della vita interiore al giorno d’oggi sono stati al centro degli incontri tenuti a Bose, da lunedì 14 a sabato 19 agosto, dal fondatore fr. Enzo Bianchi e da fr. Goffredo Boselli. La riflessione proposta dai due monaci alla novantina di ospiti presenti, provenienti da varie parti d’Italia, è nata dalla constatazione che oggi la vita interiore crea difficoltà e non appare come una delle urgenze della vita cristiana. Vivere la vita spirituale cristiana chiede anzitutto di riscoprire gli elementi essenziali e comuni a ogni vita interiore, nella consapevolezza che non può esserci vita spirituale là dove non c’è vita interiore.