La strada dell’esodo
“Mio padre era un arameo errante” (Deuteronomio 26,5). Così, con consapevolezza di essere discendenza di un nomade messosi in cammino verso un “dove” ignoto, inizia una delle prime confessioni di fede di Israele: la vicenda di Abramo con Dio, infatti, e quella della sua discendenza destinata a essere numerosa come le stelle del cielo, prende le mosse da un viaggio che non avrà termine fino alla morte. Ed è ancora un lungo cammino, a segnare la premessa e il fondamento dell’alleanza tra Dio e il popolo di Israele: discesa in Egitto dalla terra di Canaan, la discendenza di Giacobbe proprio dall’Egitto verrà chiamata verso al terra promessa. Così l’esodo, l’uscita dalla terra della schiavitù, segnerà l’inizio del cammino di libertà verso il servizio del Signore. La traversata del mar Rosso, poi il deserto della prova e della tentazione, l’inavvicinabile montagna del Sinai, poi ancora il deserto e un’altra attraversata di acque ostili divenute amiche, quelle del Giordano … È lì, nel cammino, che Dio mette alla prova il suo popolo, lì che si rivela come padre sollecito alle necessità di un figlio ribelle, lì che si impegna con il dono della Legge che dà vita. È lì, in un itinerario lungo piste a volte incerte, lungo una via sovente smarrita che Dio e il suo popolo imparano a conoscersi. E la memoria di questo viaggio sarà anche il luogo cui fare ritorno ogni volta che la rotta imboccata dal popolo dovrà essere corretta, ogni volta che ci sarà bisogno di ridestare quell’amore che aveva innescato il cammino (cf. Deuteronomio 8,2).
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